Roberto Campi

grazie io sono Roberto Campi. Personalmente ricordo solo questo: ho avuto il grandissimo piacere di condurre il primo corso che è stato citato anche prima 25 anni fa. Devo dire che da quel corso e dalle attività successive ho ricevuto un dono e ho contratto un grande debito, perché ho imparato molte cose, almeno in parte cerco di migliorare continuamente. Ho imparato il grande valore, l'importanza delle diversità, delle differenze, ho imparato quello che l'amico barbuto ricordava pochi minuti fa come la tecnologia, di cui mi sono sempre occupato, ha un grande valore e una grande importanza, ma ha una priorità secondaria rispetto alla centralità che deve sempre avere l'essere umano e noi tutti. La collaborazione con l'altro, con gli altri, sia tra persone che tra organizzazioni. Quindi devo confessare un altro dono: sono molto onorato di poter leggere la relazione che doveva essere di Massimo Carlet, che in rappresentanza della fondazione don Gnocchi, quindi dell'altro importante partner degli inizi e tuttora dell'attuale fondazione ASPHI. Direttamente adesso vi leggo quanto ho ricevuto: la collaborazione tra la fondazione don Gnocchi e ASPHI inizia nel 1982. Nella sede di Milano e poi continuerà nel 1988 anche nella sede don Gnocchi di Roma. L'obiettivo è comune: sviluppare le potenzialità nascenti dell'informatica a favore delle persone disabili. L'esigenza di integrare esperienze e competenze diverse per realizzare un sempre e più proficuo intervento sulla persona ci ha portato a lavorare spalla a spalla, approfondendo sempre di più le conoscenze nel settore delle nuove tecnologie, settore che si era dimostrato molto efficace come strumento di supporto all'integrazione delle persone disabili. La formazione professionale nel campo informatico diventa così uno strumento che consente di allargare l'intervento in una logica di presa in carico globale della persona e in particolare poi del lavoratore. L'intervento per e con la persona disabile non può fermarsi alla semplice riabilitazione fisica; deve porre particolare attenzione alle caratteristiche personali, alle aspettative, al progetto di vita che ogni individuo ha nella sua mente. Nel progetto di vita di una persona disabile non c'è solo il sostegno sanitario o psicologico, c'è anche, soprattutto, un lavoro, una casa e una famiglia. ASPHI e la fondazione don Gnocchi hanno lavorato insieme e si sono battuti per fare sì che la formazione rientrasse nel piano riabilitativo della persona così come il trattamento fisioterapico, con il preciso intento di offrire strumenti concreti per realizzare l'insieme del progetto di vita per tutti i giovani che si rivolgevano allora e ora a loro. E insieme ASPHI e fondazione don Gnocchi hanno lavorato per costruire una cultura, la cultura del diversamente abile, la cultura della differenza come ricchezza e con questo obiettivo tanti sono stati gli incontri con le aziende, con i responsabili del personale e con tutti coloro che avrebbero potuto trovarsi a fianco a fianco con una persona disabile. Ma hanno lavorato anche e prima di tutto sul cambiamento personale degli ingegnanti, e degli allievi, dando a tutti l'opportunità di crescere insieme, insegnanti e allievi, facendo tesoro delle esperienze l'uno dell'altro. E nel corso degli anni molti sono stati gli incontri che gli uomini e le donne di ASPHI hanno fatto con gli uomini e le donne della fondazione don Gnocchi, fuori dagli schemi in un ambiente anche diverso da quello lavorativo, vivendo momenti di scambio e apprendimento reciproco, ma anche a volte di divertimento, costruendo rapporti personali, proponendo nuovi modelli di intervento. I frutti di questa collaborazione si possono toccare con mano, la recente legislazione sull'inserimento lavorativo delle persone disabili parla di collocamento mirato, di analisi di posti di lavoro, di soluzione dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani del lavoro. Parla anche di riqualificazione professionale, di apprestamento, di tecnologie di telelavoro, di rimozione delle barriere architettoniche, di adattamento dei posti di lavoro. Possiamo dire quindi che ne valeva la pena. L'integrazione mirata del disabile in azienda, ad esempio, non è più soltanto letteratura, qualcosa è davvero cambiato: grazie allo sforzo congiunto, anche allo sforzo congiunto, di esperti che hanno creduto e continuano a credere nella possibilità di coniugare l'indispensabile efficienza e competenza tecnologica con il massimo della solidarietà. E’ questo il vero grande punto di forza della lunga collaborazione tra la fondazione don Gnocchi ed ASPHI, cioè l'avere camminato insieme senza mai perdere di vista l'obiettivo finale. Il nostro intervento può dirsi concluso in modo soddisfacente o potrà dirsi concluso in modo soddisfacente soltanto quando la giovane persona disabile ha recuperato la stima di sé, quando ha identificato i nuovi obiettivi, quando il suo lavoro lo rende libero di essere se stesso. In questi anni su questa strada altre esperienze sono nate. Il concetto di attenzione globale alla persona ci ha spinto e continua a spingerci verso nuovi percorsi, in un confronto continuo a livello locale, nazionale, europeo e mondiale. E crediamo che la collaborazione tra ASPHI e la fondazione don Gnocchi continuerà, forse con modalità diverse, sicuramente anche con persone diverse, ma con lo stesso spirito e la stessa convinzione ormai profondamente radicata che sia davvero, davvero possibile un mondo, in cui le pari opportunità siano per tutti. Grazie.