Handimatica 2004

Convegno: CSR e disabilità nel Bilancio sociale delle imprese

Daverio Giovanni: CSR e sviluppo: il Progetto del ministero del Welfare

26 novembre 2004

INTRODUZIONE

La responsabilità sociale delle imprese (CSR – Corporate Social Responsibility), pur essendo argomento di dibattito da molti anni, ha assunto una valenza politica negli ultimi anni dopo che l’Unione Europea, in occasione del Summit di Lisbona del 2000, ha espresso l’intenzione di inserire il tema della CSR tra i suoi obiettivi strategici. Infatti, la CSR viene vista come uno strumento per rendere l’Europa più competitiva e socialmente coesa e per modernizzare e rafforzare il modello sociale ed economico europeo.

Da allora si sono sviluppate iniziative rilevanti per lo sviluppo della tematica a livello europeo. Dapprima, nel 2002 il lancio della campagna sulla CSR in 13 Paesi dell’Unione, con l’obiettivo di diffondere la cultura della CSR tra le imprese, poi nel 2002 la pubblicazione della Comunicazione sulla CSR da parte della Commissione Europea con lo scopo di trasmettere la strategia ufficiale sulla CSR e, infine, nello stesso anno, la creazione del Multistakeholder CSR Forum, nella cui missione sono incluse, tra le attività più importanti, la promozione della conoscenza della CSR e la verifica dell’opportunità di stabilire dei principi guida per le pratiche e gli strumenti di CSR.

In tutte queste iniziative i Governi sono stati chiamati a definire e attuare azioni e strategie mirate per promuovere pratiche di CSR.

Non è stato quindi un caso che la Terza Conferenza Europea sulla CSR, che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali insieme con la Commissione Europea ha organizzato a Venezia, lo scorso novembre, si sia posta come obiettivo quello di dibattere, attraverso l’analisi delle esperienze di molti Paesi Membri, tendenze, futuri sviluppi, orientamenti, azioni con particolare riferimento al ruolo delle politiche pubbliche.

Infatti, la diversità dei quadri politici ed economici nazionali, del tessuto imprenditoriale, dei sistemi di protezione dei lavoratori, delle norme in materia ambientale e delle modalità di realizzazione delle politiche e strategie di welfare hanno dato luogo ad approcci nazionali alla CSR differenti a seconda delle tradizioni, delle caratteristiche e delle sfide di ciascun paese.

Si evince, infine, dagli interventi della Conferenza che in ambito di CSR i Paesi europei hanno sviluppato strategie mirate che si possono riassumere nelle seguenti macro-direttrici:

Risulta invece evidente che tutti i paesi condividono il principio di volontarietà e trasparenza, la visione della CSR come strumento competitivo per le imprese e la necessità di un linguaggio e di un framework comune che possa comprendere e rappresentare le numerose iniziative che si sono sviluppate fino ad oggi.

 

COMPETITIVITA’

EFFETTI DIRETTI: l’impresa che assume comportamenti socialmente responsabili genera effetti diretti e indiretti sia al suo interno che sulla collettività. Un esempio di effetto diretto è il miglioramento delle condizioni di lavoro. L’adozione di questo criterio si traduce in una vantaggiosa gestione delle risorse umane (lavoratori, fornitori, ecc.) che ha come conseguenza un’influenza positiva sulla produzione dell’impresa.

EFFETTI INDIRETTI: uno degli effetti indiretti è l’importanza che l’azienda dà alla sua reputazione, valore intangibile che grava sul marchio e dunque sulla sua immagine. Infatti la crescente attenzione dei consumatori e degli investitori su questioni quali lo sfruttamento del lavoro minorile, la gestione dei rifiuti inquinanti, l’utilizzo di materiali eco compatibili e altro ha indotto alcune imprese ad assumere comportamenti etici nei confronti di queste problematiche. Questo atteggiamento è premiato dalla collettività che ha apprezza le imprese socialmente responsabili accrescendone il loro valore sul mercato.

Quindi l’assunzione di Responsabilità Sociale da parte di un’impresa non è solo un atto volontario, ma una naturale conseguenza della trasformazione avvenuta nei mercati internazionali nell’ultimo decennio. Per un’impresa oggi un comportamento socialmente responsabile è un investimento strategico che concorre a creare profitto e competitività. Contribuendo infatti ad obiettivi sociali e alla tutela dell’ambiente l’impresa produrrà un plus valore per se stessa e per la società il cui impatto economico sarà quantificabile nel lungo periodo, trattandosi questo di un nuovo campo d’azione.

Il comportamento socialmente responsabile dell’impresa ha i seguenti benefici:

 

 

IL PROGETTO DEL MINISTERO DEL WELFARE

In questo contesto, era necessario che anche l’Italia iniziasse ad occuparsene, colmando il ritardo che l’aveva caratterizzata, e che sviluppasse un progetto ad hoc che potesse dare un contributo concreto allo sviluppo e alla diffusione della cultura della CSR, soprattutto tra le piccole e medie imprese (PMI), in Italia e in Europa.

Inoltre, in Italia, se pure, a testimonianza della ricettività del mondo industriale, la CSR si stesse gradualmente diffondendo tra le imprese, il fenomeno si stava realizzando in modo sporadico, diversificato e secondo diversi modelli di riferimento, come d’altronde stava accadendo in Europa. Proprio per questo era importante fare chiarezza e fornire un quadro di riferimento condiviso, che prendesse forma dalla definizione di CSR fornita dalla Commissione Europea secondo cui la CSR è “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle loro operazioni commerciali e nei rapporti con le parti interessate”. Questo implica, per le imprese, andare oltre il semplice rispetto della normativa vigente, investendo “di più” nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con gli stakeholder.

In altre parole, la responsabilità sociale delle imprese consiste nell’assunzione, da parte delle imprese, di tutte le conseguenze della propria attività sia sul piano economico che su quello ambientale e sociale, lungo l’intera catena di creazione di valore, tanto in Italia che all’estero. L’impresa, quindi, è concepita come un soggetto storico in grado di condizionare, mediante la sua azione, il processo dello sviluppo dal momento che gli effetti delle sue decisioni non si fermano all’interno dell’impresa stessa, ma hanno influenze rilevanti anche all’esterno.

VOLONTARIETA’- NO CERTIFICAZIONE – NO BOLLINATURA

Tenendo in considerazione la definizione del Libro Verde, il Ministero ha sviluppato un Progetto che si basa prima di tutto sul principio Volontarietà. La CSR deve essere integrata da parte delle imprese su base volontaria. La sensibilità per la dimensione sociale e ambientale del proprio operato deve nascere solo se un’impresa ha piena consapevolezza dell’utilità (anche economica) del proprio comportamento. La volontarietà dell’atteggiamento di responsabilità sociale non può passare attraverso il social labelling o qualunque altra forma di certificazione. In altri termini, niente certificazione, niente bollini blu, niente percorsi vincolanti. L’adesione a politiche e prassi di CSR deve avvenire su base volontaria, perché la certificazione da sola non basta. Ci sono aziende pluricertificate che però non hanno rispettato gli impegni presi con i propri stakeholder.

Nel supportare il principio di volontarietà si vuole tenere anche in considerazione le piccole e medie imprese che caratterizzano l’80% del sistema economico italiano. Solamente un sistema come quello descritto potrà infatti garantire la diffusione della CSR anche tra le pmi senza creare costi aggiuntivi, ma solamente generando consapevolezza e dando gli strumenti adatti per farlo. Infatti, è ormai convinzione diffusa che le pmi attuano comportamenti socialmente responsabili senza neppure sapere che cosa essa sia, spesso, in modo estemporaneo e grazie all’iniziativa di un imprenditore filantropo legato alla proprio comunità di appartenenza. In parole “povere” molti imprenditori sono “naturalmente” in linea con questi comportamenti, anche se non sanno di preciso quali siano le “buone pratiche”. Contrariamente, le grandi imprese adottano politiche di CSR in maniera strategica e utilizzano tutti i mezzi a loro disposizione per integrarla anche nelle iniziative di comunicazione.

Il nostro progetto mira quindi ad agevolare la creazione di consapevolezza e la razionalizzazione delle iniziative delle pmi che non sempre hanno gli stessi strumenti e le stesse risorse delle grandi imprese, permettendo loro anche di avere una certa visibilità. In questi termini quindi il Ministero ha messo a disposizione delle imprese un set di indicatori, semplice, modulare e flessibile che consente loro di auto-valutare la propria performance di CSR e, quindi di monitorare, implementare le strategie di CSR e di riportarle ai propri stakeholder. L’impresa quindi potrà consegnare il Set di indicatori compilato – il social statement – ad un organismo preposto che successivamente inserirà il nome dell’azienda in un data-base pubblico.

IL SET DI INDICATORI – IL SOCIAL STATEMENT

Il set di indicatori è il risultato di numerose attività di benchmarking internazionale e di un pilot test condotto su una trentina di imprese (è l’unico strumento ad oggi esistente in Europa che tiene in considerazione gli strumenti internazionali ad oggi esistenti:

Il Social Statement è lo strumento per guidare le imprese verso obiettivi di eccellenza nelle modalità di rendicontazione delle performance di CSR. Per monitorare l’impegno e le attività realizzate dalle imprese, il sistema offre un Set di Indicatori qualitativi e quantitativi.

Il Set comprende due tipi di indicatori:

• indicatori comuni, per tutte le imprese (incluse le PMI);

• indicatori addizionali, per le aziende con più di 50 collaboratori

La compilazione del Set di indicatori non crea un carico aggiuntivo di lavoro e di costi; al contrario, dal test pilota sulle aziende risulta che consente a quelle imprese che hanno già avviato pratiche di CSR di meglio razionalizzare e ottenere maggiori vantaggi, affiancandole alle soluzioni messe a punto in via autonoma. Invece, a quelle imprese che si cimentano per la prima volta con pratiche di CSR, il sistema permette loro di seguire un percorso di interiorizzazione e di apprendimento della tematica senza disperdere energie e risorse.

UNA STRATEGIA INNOVATIVA PER LA PROMOZIONE DELLA CSR

Al fine di promuovere la cultura della CSR e le buone pratiche tra le imprese e le organizzazioni italiane il Ministero intende coinvolgere le parti sociali, le istituzioni e la società civile. Nel corso del 2004, ha così intrapreso le seguenti iniziative:

Forum Italiano Multi-Stakeholder per la CSR – 12 maggio 2004

La prima piattaforma di dialogo nazionale sulla CSR. La prima occasione in cui un cinquantina di rappresentanti nazionali delle parti sociali, delle istituzioni e della società civile si incontreranno per approfondire e per diffondere il tema della CSR attraverso l’aumento del grado di consapevolezza circa la relazione tra CSR e sviluppo sostenibile, la facilitazione dello scambio di esperienze e buone pratiche, la promozione della trasparenza e della convergenza delle pratiche e degli strumenti di CSR, con particolare attenzione alle esigenze delle PMI e, infine, la condivisione di esperienze di partnership tra le istituzioni, le imprese/organizzazioni e la società civile.

Il Forum CSR si riunisce:

 

Gli sportelli informativi CSR-SC delle Camere di Commercio italiane

L’accordo con Unioncamere, siglato a novembre del 2003, consentirà di creare una rete capillare di informazione sulla CSR in tutto il territorio italiano attraverso la istituzioni di sportelli informativi CSR-SC presso le Camere di Commercio. Lo sportello CSR-CS fornisce gratuitamente informazioni sulle pratiche di responsabilità sociale delle imprese e supporta le imprese nelle attività di autovalutazione e nella realizzazione del social statement proposto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Nell’ambito dell’accordo con Unioncamere sono previste poi azioni di sostegno, di formazione e informazione delle aziende appartenenti alla rete camerale.

Piccole imprese, la scelta della responsabilità

Il primo passo delle piccole imprese verso l’adozione di pratiche di eccellenza si concretizza attraverso l’accordo, siglato il 19 aprile del 2003, tra il Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali e Confapi, la confederazione nazionale che riunisce 50 mila piccole imprese. Per coinvolgere questo settore verranno così avviate iniziative di promozione, diffusione e formazione sulla CSR e sul Progetto CSR-SC

Infine, viene sottoscritta il 9 giugno a Milano l’intesa fra Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Assolombarda per diffondere la cultura della responsabilità sociale d'impresa. Punti salienti dell’accordo: Promuovere azioni di sostegno alla diffusione della cultura della responsabilità sociale delle imprese, valorizzandone le best practices; organizzare eventi informativi e formativi sul tema con l'obiettivo di approfondire e diffondere il Progetto CSR-SC del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; promuovere su tutto il territorio nazionale l'iniziativa Issim Contact, un innovativo servizio di informazione e consulenza telefonica, finalizzato a sostenere la persona nei momenti critici attinenti la sfera personale, familiare e lavorativa rivolto in particolare ai dipendenti delle piccole e medie imprese. 

CONFERENZA NAZIONALE SULLA CSR – 10 DICEMBRE 2004

Una sintesi delle attività del progetto sviluppate successivamente alla Conferenza Europea di Venezia verrà illustrata nel corso della Conferenza Nazionale programmata a Roma per il prossimo 10.12; la conferenza verrà preceduta dall’incontro del Multistakeholder forum all’interno del quale saranno anche illustrati i lavori svolti nei tavoli tecnici. In questo contesto sarà anche illustrata la campagna di comunicazione sulla CSR che andrà ad accompagnare le diverse attività nel corso dell’intero anno 2005.

Il Forum, presieduto dalla Commissione Europea è costituito da un gruppo bilanciato di stakeholder che includono le imprese, i sindacati, le organizzazioni non profit, investitori e consumatori. Sono incluse nel ruolo di osservatori altre istituzioni europee e le organizzazioni internazionali più coinvolte su questo tema ( per esempio ILO, UNEP, Un Global Compact, OECD). Il Forum si riunisce almeno una volta all’anno e organizza quattro tavole rotonde i cui temi sono lo sviluppo della cultura della CSR e lo scambio di best practices; la promozione della CSR tra le piccole e medie imprese; la diversità, la convergenza e la trasparenza delle pratiche e degli strumenti di CSR; lo sviluppo dei diversi aspetti costitutivi della CSR.

Sono esemplari, per citare solo qualche esempio, il caso del Belgio ( www.social-label.be ) o della Germania.

Sono esemplari, per citare solo qualche esempio, il caso della Danimarca (www.copenhagencentre.org oppure il testo a cura della stessa organizzazione “Partnership Alchemy” scritto da Jane Nelson e Simon Zadek) oppure il caso dell’Olanda e della Svezia.Sono esemplari, per citare solo qualche esempio, il caso della Francia o della Gran Bretagna.

Tra i Paesi Membri, l’Italia, come risulta da una ricerca di Unioncamere presentata il 21 novembre, risulta avere il maggior numero di aziende di piccole e medie dimensioni (PMI, intese come quelle con meno di 500 dipendenti), nonché la più forte concentrazione, al proprio interno, di unità con meno di 10 addetti (pari al 95% del totale). La diffusione capillare delle piccole e medie imprese in Italia non è un fenomeno di natura esclusivamente "quantitativa". Esse contribuiscono alla crescita della società civile, offrendo occupazione e generando ricchezza: basti pensare che a loro fa riferimento il 72,5% del valore aggiunto nazionale e l’82,2% dell’occupazione. La loro presenza è dunque carica di implicazioni per la crescita e il benessere del Paese, se è vero come è vero che abbiamo 7 imprese ogni 100 abitanti ( 2 in più rispetto alla media europea) e che più di un italiano su quattro – oltre 15 milioni di cittadini - vive della ricchezza prodotta dal sistema delle imprese. Un’altra ricerca interessante è stata pubblicata dall’Osservatorio europeo sulle PMI dal titolo “European MSEs and social and environmental responsability” scaricabile dal sito dell’Unione Europea.

Libro Vedere, “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, Bruxelles, 18-07-2001, COM (2001) 366 definitivo.

 

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