Angelo Failla

Cercherò di essere velocissimo, anche perché fare un intervento dopo le conclusioni può sembrare un po' bizzarro. Vorrei semplicemente comunicare il senso di una proposta di ricerca che è nata grazie alla grande familiarità che Fondazione IBM Italia ha con Fondazione ASPHI e con molti degli altri attori coinvolti in questa bellissima vicenda che ormai ha quasi 25 anni.

Sappiamo tutti che non c'è ricerca che non sia teoricamente orientata. Espliciterò pertanto subito il nostro orientamento, utilizzando un esempio. La Fondazione IBM Italia, essendo emanazione diretta di un’azienda che si occupa di tecnologie, ha sempre studiato il modo per introdurle ed utilizzarle al meglio negli ambiti più diversi. Agli inizi degli anni ‘90 ha cominciato a studiare un fenomeno che era molto dibattuto, anche se le realizzazioni pratiche non erano - all’epoca - molto diffuse: il telelavoro. Questo fenomeno aveva una serie di potenzialità enormi dal punto di vista delle ricadute positive anche sulla disabilità. L'ottica da noi adottata in quel periodo era tuttavia molto distante rispetto a quella più affermata, che vedeva nel telelavoro essenzialmente una innovazione tecnologica. Noi siamo sempre stati convinti, invece, che il telelavoro è una innovazione fondamentalmente sociale e organizzativa che ingloba tecnologie.

Se si condivide questo punto di vista, lo sviluppo di qualunque attività di ricerca in qualsiasi ambito la tecnologia giochi un ruolo impotante, non può che partire dalle persone e dai loro bisogni. Dopo di che le tecnologie, quando utilizzate correttamente, si riveleranno strumenti estremamente potenti al fine di migliorare la qualità della vita e del lavoro delle persone che le utilizzeranno. Questa è la prospettiva che adotteremo per la realizzazione della ricerca, che vorremmo sviluppare grazie ad una risorsa incredibile, un unicum, che è ben visibile proprio in un momento come quello che stiamo vivendo, cioè HANDImatica. Questo unicum è rappresentato da Fondazione ASPHI, dalla sua storia e dalla sua capacità di favorire l’aggregazione di soggetti che attorno ad essa si riconoscono.

ASPHI ha presidiato per 25 anni un crocevia importantissimo, punto d’osservazione privilegiato di alcune macro tendenze.

Al centro di questo crocevia ci sono prima di tutto le persone che hanno lavorato in ASPHI, contribuendo con le loro competenze a rendere appunto unica questa organizzazione.

L’oggetto specifico della ricerca qui proposta è rappresentato dalle persone con disabilità che hanno frequentato ASPHI nel corso degli ultimi 25 anni. Attraverso la ricostruzione della loro relazione con ASPHI e, successivamente, delle loro esperienze in ambito lavorativo e scolastico e dell’evoluzioine delle loro relazioni (con la famiglia, gli amici, i colleghi) nei più svariati contesti all’interno dei quali essi vivono, si ricostruiranno anche i diversi stadi evolutivi delle tecnologie, degli atteggiamenti e delle politiche di integrazione con riferimento alle persone con disabilità.

Inoltre, cogliendo molti degli stimoli che oggi sono stati sollevati, a noi sembra che questo approccio sia perfettamente coerente con quella considerazione della Corporate Responsibility che vede nel trasferimento di competenze da una grande organizzazione alla comunità, che se ne appropria e fa di esse una componente importante del proprio modo di affrontare una specifica tematica, un buon esempio di responsabilità sociale. Il fatto che da una iniziativa per l’epoca lungimirante promossa da poche persone che avevano grande familiarità con la tecnologia, sia nato un network di organizzazioni pubbliche e private e di aziende che sostengono ASPHI, mi sembra una buona cosa.

Per tornare alla proposta di ricerca qui avanzata, quello che vorremmo fare è studiare le persone con disabilità ricostruendone le storie ma non per soffermarsi esclusivamente sulle vicende individuali. La raccolta delle esperienze individuali deve poter buttare luce anche sul contesto all'interno del quale hanno vissuto le persone disabili che sono passate in ASPHI, fornendo quindi indicazioni per la messa a punto di politiche di integrazione per il prossimo futuro. L’obiettivo è di fornire indicazioni relativamente a come l’esperienza di ASPHI – e di conseguenza di tutti gli attori che su ASPHI hanno concentrato il proprio impegno negli ultimi anni - possa essere utilizzata/trasferita per progettare interventi ancora più efficaci a favore dei disabili e del contesto all'interno del quale essi vivono.

Per fare questo i questionari non sono gli strumenti migliori, lo sappiamo bene. La raccolta di dati dovrà essere arricchita con strumenti più qualitativi. Quello che ci proponiamo di fare è raccogliere una serie di informazioni, partendo proprio dalle esperienze delle persone che in questi 25 anni hanno fatto l’esperienza dei corsi di formazione in ASPHI, che arricchiscano la base di conoscenza in modo più qualitativo. Vorremmo avviare sin dalle prossime settimane questo percorso di ricerca chiamando a collaborare gli stessi enti, gli stessi attori che attorno a ASPHI già si riconoscono. Questa potrebbe essere una iniziativa che vede ASPHI come il punto di incontro naturale di una serie di contributi volti a ricostruirne la storia da diversi punti di vista (quello dei disabili innanzitutto, ma anche quello delle persone e dell’organizzazione che hanno contribuito a darle vita, delle altre organizzazioni che l’hanno sostenuta nel tempo, degli enti pubblici che hanno creduto in ASPHI e nelle sue possibilità di intervento).

Siamo convinti che grazie alla conoscenza approfondita dei processi che hanno fatto sì che poi ci si ritrovi oggi, dopo 25 anni, a parlare ancora di questi temi e dei risultati raggiunti, si possa progettare meglio il futuro. Come Fondazione IBM Italia siamo disponibili a fare quasi da segreteria organizzativa, insieme ad ASPHI naturalmente, ma chiediamo che tutti gli altri attori e le istituzioni da sempre coinvolte possano fare a loro volta la loro parte, contribuendo in termini di conoscenza a valorizzare il patrimonio che in questi a 25 anni si è costituito attorno a ASPHI.

 

Grazie.