Le difficoltà specifiche di apprendimento sono una grande realtà sommersa nel nostro paese. E’ noto che intorno al 10 % dei ragazzi in età scolare presentano difficoltà di apprendimento, e circa il 3-5% presenta dislessia, ma la conoscenza del fenomeno è stata a lungo ( e tuttora in parte rimane) limitata ad una ristretta cerchia di specialisti. La consapevolezza del problema è assente dal bagaglio culturale medio , e il fatto più grave è la carenza di informazione e cultura specifica nella scuola, teatro di tutti i drammi e le sofferenze generate dal disturbo.
L’assenza di cultura della dislessia nella scuola italiana determina una serie di problemi: molti insegnanti non sono in grado di intuire o sospettare la presenza di un problema specifico nel ragazzo che non impara; nei casi in cui il problema è stato riconosciuto e diagnosticato, raramente si riesce ad affrontarlo in maniera adeguata per assicurare pari opportunità di apprendimento e di sviluppo.
Il problema non è limitato alla scuola; molti ragazzi non riescono ad ottenere una adeguata valutazione diagnostica nei servizi sanitari per una serie di deficienze strutturali e di formazione. C’è pertanto una doppia mancanza di definizione a livello diagnostico e a livello dell’approccio didattico che permetta di definire bene il problema, le strategie di approccio e le soluzioni.
Quando è nata l’AID nel 1997 a Bologna eravamo ben consapevoli di questa anomalia italiana e del difficile cammino che dovevamo percorrere per portarci al livello di gestione del problema che riteniamo degno di un paese civile e sviluppato.
Le indagini sul territorio nazionale allora realizzate permisero di individuare una serie di aspetti critici e di difficoltà da affrontare; la sfida era complessa, data l’inerzia culturale della società italiana,e la difficoltà ad agire in contesti governati da pratiche routinarie piuttosto rigide come il mondo della scuola e dei servizi sanitari.
E’ stata scelta come priorità strategica quella di affrontare il problema nella scuola dell’obbligo. Per questo è stata sviluppata un’intensa attività di sensibilizzazione e di formazione diretta in particolare agli insegnanti. Questa attività è giunta ad un punto di svolta con riconoscimenti istituzionali a livello locale e nazionale (MIUR), con progetti di formazione a largo raggio, in particolare citiamo il progetto MIUR-AID che è stato avviato in via sperimentale in Emilia Romagna e che nel 2005 sarà esteso ad altre 5 regioni, comprendendo momenti di formazione tradizionale in presenza e attività on line su un pacchetto formativo specifico, diretto ad un insegnante referente per ogni scuola.
La collaborazione col Ministero ha prodotto alcuni risultati rilevanti come il riconoscimento come ente accreditato per la formazione degli insegnanti,. un indubbio successo sulla strada del cambiamento della situazione è stata l’emanazione da parte del MIUR di una circolare inviata ai Direttori Scolastici Regionali, che invita a utilizzare gli strumenti compensative e dispensativi; si tratta del primo documento ufficiale dello stato italiano in cui il problema dislessia viene riconosciuto.
Ovviamente la strada per una tutela adeguata nella scuola e nella società è ancora lunga, ma i l riconoscimento della possibilità di utilizzare tutti gli strumenti compensativi compreso il computer, la sintesi vocale e altri mezzi multimediali è un passo avanti notevole nel panorama della scuola italiana.
Il cambiamento non è stato ancora affrontato in maniera sistematica nell’ambito de i servizi sanitari; avere una diagnosi adeguata, tempestiva e affidabile è uno dei nostri obiettivi prioritari. E’ necessaria non solo la competenza diagnostica, assicurata dal rispetto di determinati criteri diagnostici e metodologia rigorosa, ma anche un capacità di rapportarsi con la famiglia e con la scuola in maniera diversa, costruendo un rapporto di collaborazione e consulenza che si mantiene nel tempo.
L’Associazione italiana Dislessia ha delineato un possibile modello ideale per la gestione dei disturbi specifici di apprendimento che tenga conto dei diversi contesti cui si deve agire e degli attori principali del problema, che sono la famiglia, la scuola e i servizi sanitari. Il percorso inizia con l’identificazione precoce, resa possibile mediante iniziative sistematiche di screening, che si possono effettuare con diversi strumenti in tutti gli ordini di scuola, ma hanno ricadute più efficaci se applicati già in prima elementare. E’ noto che mediante lo screening in prima elementare si riscontra una percentuale variabile tra il 10 e il 20% di bambini a rischio; se si mettono in atto precocemente attività di allenamento delle abilità fonologiche, la ripetizione dello screening dopo alcuni mesi evidenzia una riduzione dei casi problematici al 4-5%. In questi casi è poi necessario un invio mirato ai servizi diagnostici, ove l’applicazione di adeguati protocolli può portare ad una diagnosi affidabile.
Dopo la diagnosi la scuola ha la responsabilità di mettere in atto un nuovo approccio didattico, flessibile e rigoroso, che non sottolinea le differenze, ma crea la possibilità di apprendere in maniera più facile per tutti, tenendo conto delle necessità di ciascuno. E’ in questo ambito che entra l’uso degli strumenti compensativi e dispensativi, che possono essere un mezzo efficace per favorire l’apprendimento e l’autonomia.
Alcuni strumenti come il computer dotato di correttore ortografico e di sintesi vocale possono diventare un potente strumento per facilitare le attività scolastiche dei ragazzi con disturbi specifici di apprendimento.
Bisogna sottolineare che l’utilizzo di tali strumenti, che la circolare del ministero invita a utilizzare pur nel rispetto dell’autonomia didattica, deve essere intesa per tutti i ragazzi con diagnosi di dislessia o di disturbo specifico di apprendimento, e non certamente ristretto a quelli certificati ai senso della legge 104/92, e l’utilizzo ha un senso solamente se è esteso a tutti i momenti di valutazione compresi gli esami finali.
L’esplosione della sensibilizzazione sul problema dislessia, e la conseguente richiesta di informazione e formazione a tutti i livelli, sta creando le condizioni per un mutamento di prospettiva di grande portata; sono cambiamenti che stiamo vivendo giorno per giorno, la partecipazione alle iniziative di aggiornamento sulla dislessia, la risonanza sui mezzi di comunicazione, la maggior disponibilità dei docenti si possono osservare quotidianamente, anche se i passi in avanti possono sembrare sempre troppo piccoli e lenti per le famiglie dei ragazzi dislessici.