Bologna 26 nov.2004
I precedenti interventi hanno indicato come la CSR rappresenti la esplicitazione di come una impresa rende conto ai propri Stakeholder circa quanto di diretto loro impatto, nell’esercizio della sua attività, riassunta e illustrata nel Bilancio Sociale.
Il Bilancio Sociale, attraverso una struttura organizzata di indicatori, mette a fuoco e quantifica attività, comportamenti e risultati dell’impresa verso particolari temi, che, in buona sostanza rappresentano obbiettivi per l’Impresa; si tratta peraltro di temi ed obbiettivi che accompagnano quello che è e resta il suo obbiettivo principale e di base, che è la creazione di ricchezza e per il quale è predisposto il Bilancio economico.
In questo contesto, l’impresa “risponde” ai propri Stakeholders dei suoi diretti comportamenti interni, della propria gestione diretta, intorno ai temi di cui essi medesimi sono “portatori di interesse” nei confronti dell’Impresa.
La mancata o insoddisfacente risposta alle aspettative ed agli interessi di propri stakeholders sarà dai medesimi recepita negativamente e porterà danno, più o meno rilevante, all’impresa stessa.
La cosa è evidente ad es. per gli azionisti, che si aspettano la valorizzazione del loro investimento; o per il clienti, che si aspettano qualità, costo, puntualità di servizio, ecc.;
o per i fornitori, che si aspettano solvibilità e regolarità di rapporti, ecc.;
O, ancora, per i dipendenti, che si aspettano …….. tante cose: una giusta retribuzione, il rispetto dei contratti di lavoro, una continuità e correttezza di rapporti, una qualche assicurazione di sviluppo personale, ecc.
E, tutto ciò verificato nel normale processo operativo di gestione dell’Impresa, come sua modalità normale di gestione, che, come tale fornisce indicazioni preziose e rassicuranti sulla continuità di attenzione, iniziative e risultati, ed in sostanza alimenta la risorsa fondamentale in ogni rapporto, che è rappresentato dalla fiducia.
Ovviamente condizione preliminare è il rispetto e l’applicazione delle leggi e normative esistenti; ma subito dopo è proprio l’attenzione e quanto messo in opera per sviluppare concretamente azioni verso la più completa comprensione ed integrale soddisfacimento delle aspettative che fa la differenza.
E che costituisce per l’impresa un effettivo arricchimento, ed in sostanza contribuisce in maniera sempre più rilevante anche al conseguimento del suo obbiettivo primario, che ricordiamolo sempre, è la creazione di ricchezza attraverso il profitto.
Ma sono principalmente, se non esclusivamente, le azioni e gli interventi attivati dall’impresa al suo interno, nella gestione operativa con i propri stakeholders, verso loro (corrette) esigenze ed aspettative che danno concretezza ai rapporti istituiti e suggeriscono garanzie circa la continuità del suo mantenimento.
Altri tipi di intervento, anche se utili ed importanti, hanno sempre la caratteristica e la volatilità dell’ “Una Tantum”, e sovente, in quanto “esterni” alle finalità dirette dell’impresa, meglio si configurano a surrogare compiti ed interessi di altre componenti della Società organizzata.
In conclusione la “Responsabilità Sociale dell’Impresa” è tanto più significativa se si esplica attraverso attività, politiche e comportamenti che coinvolgono direttamente l’impresa stessa, fino a costituirne il suo “normale modo di operare” .
Per esemplificare: eventuali donazioni, o iniziative estemporanee o pianificate anche rilevanti in diversi settori (salute, assistenza, restauri, eventi culturali, ecc.) sono certamente apprezzabilissime, e confermano l’interesse dell’impresa ad istanze sociali, soprattutto se indirizzate al contesto in cui opera; è tuttavia difficile riscontrare in esse un impegno specifico, che vada oltre la beneficenza o il mecenatismo, spesso a copertura di carenze a cui altri sono preposti.
Con ciò non voglio certo misconoscere l’importanza di tali interventi, soprattutto oggi, quando per vari motivi è sempre più forte la domanda di “sussidiarietà”; sulla quale peraltro ciascuno penso abbia proprie posizioni e convinzioni.
Il tema del nostro convegno “CSR e disabilità” ci richiama ad un contesto specifico: le persone disabili.
L’impresa (o Ente, ad es. della P.A., perché analoghe sono le situazioni) ”incontra” le persone disabili come propri stakeholder all’interno di due grosse famiglie,
con gli stessi interessi ed aspettative di tutti, anche se con particolari specificità, che richiedono attenzioni ed iniziative specifiche.
Tuttavia il punto di partenza è che, siano essi dipendenti o clienti – utenti hanno le stesse aspettative ed interessi di tutti: solo che per la loro gestione occorreranno magari modalità, strumenti e comportamenti particolari, tuttavia largamente disponibili.
Quindi, nell’esercizio della CSR nei confronti dei dipendenti (e/o clienti-utenti) sarà necessario ogni volta chiedersi se e come le iniziative e le attività previste sono disponibili anche per i disabili e sono dai medesimi opportunamente utilizzabili, come per tutti gli altri.
Ma non voglio andare troppo avanti: Handimatica dimostra che ciò è possibile e realizzabile (fatti salvi naturalmente casi di particolare gravità: ma questo avviene anche per i “normodotati” ! ); ASPHI da ormai 25 anni lo ha dimostrato e continua a dimostrarlo attivando procedure, strumenti ed iniziative specifiche; la tecnologia mette a disposizione giorno dopo giorno molteplici opportunità che occorre saper e voler cogliere;
Potrei fare molti esempi, che si possono rilevare in generale, anche qui in Handimatica; indico solo due eventi:
Oggi pomeriggio in questa stessa sala si svolgerà un incontro che testimonierà sul procedere di un Programma avviato un paio di anni fa da Fondazione ASPHI in collaborazione con Fondazione IBM Italia, dal titolo:
Si tratta di un Programma che traccia un percorso
Per quest’ultimo obbiettivo è di particolare attualità la normativa sulla “accessibilità” e “fruibilità” dei Siti Web e delle applicazioni informatiche, a superare le barriere alla trasmissione delle informazioni e della conoscenza (il “Digital Divide”).
Ed inoltre, domani sabato, avremo un altro incontro,
primo momento di una indagine attualmente in corso fra gli ex allievi dei corsi di formazione professionale di ASPHI, che hanno avviato a professioni ad alta qualificazione circa 800 persone, non vedenti, non udenti, disabili motori e con deficit mentale lieve: l’obbiettivo, come dice il titolo dell’incontro, è di capitalizzare una esperienza unica nel nostro Paese per ulteriori sviluppi.
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