Don Nicolini
sono qui a portare una parola che evidentemente non può fruire né di competenze tecniche, né di competenze imprenditoriali. Spero quindi, almeno in piccola parte, di potere rappresentare l'altra parte, quella importante, quella sulla quale questa straordinaria iniziativa si piega ormai da molti anni. Ho fatto prima un piccolo interrogatorio al presidente per essere confermato in alcuni pensieri che mi ero fatto, quindi lui mi ha confermato che sotto questa vicenda c'è effettivamente una grande filosofia e che questa impresa in realtà è una grande rivoluzione. Persone incompetenti e sempre molte confuse davanti agli aspetti tecnici della vita hanno l'impressione che molto spesso la tecnologia, che pure ci porta tanti vantaggi, esiga di essere servita. E quindi noi che ci sappiamo fare poco, siamo sempre lì a dover chiedere aiuto a libretti e a competenti perché ci perdiamo. L'aspetto rivoluzionario di questa vicenda è questa strada che con una filosofia di alto valore la tecnologia ha trovato per piegarsi sulla persona, per servire la persona. Quindi non la persona che serve la tecnologia, ma la tecnologia che serve la persona. E questo con una sfida altissima perché la persona che viene servita da questa tecnologia è una persona che razionalmente, umanamente si può considerare in un certo svantaggio per qualche motivo della sua vicenda umana, della sua storia, della sua nascita. Ebbene, è da qui che parte, quindi, un discorso straordinario. Non solamente la tecnologia diventerà sempre più capace di servire la persona umana nei suoi interessi più profondi, ma per far questo, attraverso questa rivoluzione che stiamo celebrando, ha deciso di cominciare dai più piccoli. Mi pare che sia una sfida straordinaria questa, una speranza grandissima, probabilmente anche una provocazione. Cioè è la speranza di un tempo dove, invece di essere talvolta perplessi e talaltra addirittura spaventati da quello che il progresso tecnico - scientifico potrà portare alla vita umana. Oggi noi respiriamo invece una atmosfera di speranza nella direzione della pace, dove la pace non è tanto l'assenza della guerra, purtroppo oggi quindi già rara, la pace è molto di più: la pace è la comunione tra le persone e la possibilità data alle persone di comunicare. Ora mi pare che uno degli aspetti più interessanti e più importanti di tutta questa vicenda che stamattina ci riunisce, sia quella di donare alle persone la possibilità di comunicare, strapparle dall'isolamento nel quale la loro vicenda, fisica, psicologica, storica li potrebbe avere confinati. Una finestra che si apre dunque per queste persone, un arricchimento per tutta la società perché tutte le volte che possiamo considerare una persona non irrimediabilmente emarginata, ma con un posto d'onore in mezzo a noi, tutta la società ci guadagna. Quindi noi oggi siamo qui, mi pare, a celebrare un grande avvenimento di civiltà. Evidentemente non capendo niente anche di cose di soldi, un dubbio mi viene: cioè che queste cose così costino moltissimo! Allora, appunto, timidamente per concludere mi permetto anche di ammirare l'impresa, che riesce anche a essere un’impresa. Perché altrimenti anche nei miei spazi, io lavoro un po' alla CARITAS, per fare ogni cosa, anche piccolina, ci vogliono subito un sacco di quattrini, come si fanno a trovare? Meritano. La società deve diventare più attenta, la presenza qui delle istituzioni mi conforta perché penso che possa essere una assicurazione che imprese così non possono essere abbandonate ma devono essere proprio sostenute con tutte le forze. Io rappresento con molta timidezza, persino il mio Arcivescovo stamattina. Anche a nome suo vi porto l’assicurazione dell’affetto e della simpatia oltre che del piacere di potere sul campo usufruire di quello che questa vicenda offre ai più piccoli dei nostri fratelli. Grazie.