Peroni
M. e Visconti P.
Ambulatorio
Autismo, U.O. NPI, Ospedale Maggiore, Bologna
Sulla
base delle considerazioni riguardanti le abilità e le difficoltà dei soggetti
autistici e le caratteristiche delle nuove tecnologie, l’equipe
dell’Ambulatorio Autismo dell’Ospedale Maggiore di Bologna ha sentito
l’esigenza di approfondire tale ambito di ricerca con una sperimentazione sul
campo (Peroni et al., 2003). Tale esigenza nasce dalla pratica clinica ed è
stata particolarmente stimolata dai racconti dei genitori che solitamente
riportano ottime prestazioni a computer dei propri bambini autistici,
soprattutto rispetto a performance non altrettanto brillanti in situazioni più
tradizionali.
È nata in
questa maniera la collaborazione con la Fondazione ASPHI che da tempo opera per
l’integrazione dei disabili con l’ausilio dell’informatica. Inoltre l’equipe
multidisciplinare si è potuta avvalere anche delle competenze metodologiche
della Prof.ssa Silvana Contento del Dipartimento di Psicologia dell’Università
degli studi di Bologna.
Il
progetto di valutazione dell’utilizzo delle nuove tecnologie con persone
autistiche nasce quindi dalla condivisione di tecniche, strumenti tecnologici e
diagnostici, conoscenze cliniche, informatiche e cognitive.
Dopo un’analisi
dell’esistente e una review bibliografica della
letteratura scientifica, si è allestito un laboratorio presso la Fondazione
ASPHI di Bologna e si è provveduto a stilare un protocollo sperimentale di
intervento che prevedeva incontri a sessioni individuali con attività a
computer inframezzate ad attività a tavolino simili a
quelle proposte al computer. Per valutare l’effettiva valenza delle nuove
tecnologie con i soggetti si è utilizzato come metodo l’osservazione
partecipante e in differita tramite video (Peroni e Visconti, 2004).
Alla sperimentazione hanno partecipato 11 soggetti
diagnosticati con Disturbo Pervasivo dello Sviluppo (DPS) tra i 8-15 anni (10M:1F) selezionati
sulla base delle seguenti caratteristiche:
-
produzione-comprensione del linguaggio a livello di strutturazione comprensione
di frasi semplici;
- un buon
livello di funzionamento cognitivo > a 60 QI performance;
in modo tale da
comprendere il funzionamento neuropsicologico dei soggetti con DPS
indipendentemente dalla presenza di ritardi cognitivi e di linguaggio
significativi.
L’intento della ricerca applicata ha come obiettivo
quello di verificare la reale opportunità di utilizzo del computer e delle
nuove tecnologie nel percorso di apprendimento dei soggetti con DPS e testare
se i programmi esistenti sono appropriati alle caratteristiche di questi
soggetti. In particolare ci si è chiesto di valutare:
1) l’utilizzabilità dei software (sw) esistenti: ciò che esiste di aspecifico ( software didattici genericamente) può andare bene anche per i soggetti autistici?
2) il computer desta davvero interesse? è possibile utilizzare
l’informatica come un “passatempo”? va tenuta presente la scarsa capacità
immaginativa di questi soggetti che rende complicata l’occupazione funzionale
del tempo;
3) attraverso il
computer possiamo implementare gli apprendimenti dei soggetti con DPS?
4) i soggetti autistici preferiscono il computer rispetto a
situazioni classiche di apprendimento e di lavoro a tavolino, come sostengono i
genitori?
Il progetto
sperimentale, ancora in corso, ha dunque evidentemente risvolti teorici ed
applicativi immediati.
Vengono
utilizzati vari sw che ad una prima analisi possono
apparire come attraenti e motivanti per verificare l’interesse, la possibilità
di utilizzarli anche in autonomia e l’opportunità di apprendimento che potevano
offrire (ad esempio, “Leaps and Bound”,
“Bachi Spaziali”, “Giochi di Pensiero”).
Vengono così
confrontate varie attività a computer e a tavolino, simili per contenuto e
modalità di svolgimento. Ad esempio sequenze temporali da riordinare (“la casa
della Scienza di Sammy”). Ovviamente il tipo di
feedback nelle due modalità risulta differente: nel caso del computer sono
presenti animazioni, suoni, musiche che non sono riproducibili nella situazione
a tavolino. La partecipazione emotiva dell’operatore a tavolino come feedback,
d’altra parte, è invece riproducibile anche con la mediazione del computer; in
questa maniera è possibile davvero valutare l’eventuale valore aggiunto delle
caratteristiche multimediali del computer e dei sw
utilizzati.
Riguardo
all’utilizzabilità dei sw esistenti, sebbene non
siano stati creati ad hoc per soggetti
autistici e quindi vadano ritenuti aspecifici, molti
dei prodotti esistenti sono stati inclusi nel protocollo sperimentale, poiché
sono stati ritenuti adatti alle caratteristiche neuropsicologiche di questi
soggetti.
D’altra parte
esistono aree di intervento poco esplorate dai sw
esistenti: i sw commercializzati puntano
principalmente ad aspetti cognitivi, tralasciando aspetti simbolico-immaginativi.
Pertanto sono state proposte attività al personal computer tramite un sw aperto (“Contattowin”) che ha
permesso di esplorare, in confronto alla situazione a tavolino, anche i
versante della comprensione di parole ambigue, delle emozioni da desiderio e da
situazione, caratteristiche che sappiamo essere deficitarie nelle persone con
autismo.
Da una prima
analisi possiamo con tranquillità affermare che tutti i soggetti hanno
partecipato volentieri alla sessione di lavoro al computer, collaborando con
l’operatrice ed accettando le proposte.
Ad esempio, E. è
un bambino autistico ad alto livello di funzionamento, si presenta come
ipomimico e poco partecipe nelle attività. Già all’inizio della sessione,
manifesta interesse, sorride, imita, prende il mouse e diviene maggiormente
propositivo, rispetto alle osservazioni precedenti in ambulatorio e rispetto
alla sessione a tavolino. La partecipazione inoltre migliora durante la
sessione al computer. Dato che l’apprendimento dipende in larga misura dalla motivazione,
possiamo quindi ipotizzare che il
computer rappresenta un valido “mezzo di apprendimento”.
Alcuni soggetti
hanno dimostrato di sopportare meglio le frustrazioni dovute agli
sbagli, nella situazione a computer piuttosto che a tavolino. Ad esempio, S. è
un ragazzino autistico con intelligenza nella norma che presenta grosse
difficoltà nella gestione delle proprie reazioni emotive; a computer riesce a
sopportare di perdere, mentre quando incontra delle difficoltà a tavolino si
agita e presenta numerose stereotipie motorie.
Inoltre tutti i
soggetti partecipanti hanno dimostrato tempi
di attenzione sostenuta maggiori durante la sessione computer piuttosto che
la situazione di controllo a tavolino. Alcuni dei partecipanti si sono alzati
durante la sessione a tavolino ma non in quella a computer, tutti dal
tavolino tendevano a guardare la postazione del computer o hanno
esplicitamente richiesto di tornare a giocare con il computer, mentre nessuno
ha richiesto di andare a tavolino dalla postazione al computer.
Ad esempio, S.
presenta chiaramente una differenza nella reazione alla richiesta di cambiare
attività: a computer il ragazzo si sta divertendo, quando gli si chiede di
andare a tavolino afferma “voglio ancora giocare a..” e indica il computer, poi
sbadiglia e temporeggia. A tavolino presenta molte stereotipie, quando
l’operatrice chiede se vuole tornare al personal computer, S. risponde
immediatamente “sì” e si alza molto rapidamente, andandosi ad accomodare alla
postazione al computer.
Sebbene i dati
non siano stati trattati statisticamente, possiamo facilmente affermare che queste sessioni hanno avuto un esito
favorevole. Date queste considerazioni preliminari ci sembra opportuno
procedere con la sperimentazione e l’approfondimento di questo tipo di
intervento, anche in contesti ecologici, viste le possibilità che sembra poter
offrire l’intervento tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Oltre a questa
ricerca di tipo sperimentale, sono stati inoltre attivati alcuni percorsi
educativi individualizzati per comprendere l’applicabilità delle nuove
tecnologie in ambito naturale. Durante la manifestazione di Handimatica
sono stati presentati due di questi percorsi effettuati in ambito scolastico e
seguiti in supervisione dall’equipe dell’Ambulatorio Autismo dell’Ospedale
Maggiore di Bologna in collaborazione con la Fondazione ASPHI.
Il primo è “tecnologie informatiche e abilità sociali”
(Peroni e al., 2005a) e il secondo “il percorso di Giulia dalla scuola materna
alle elementari” (Peroni e al., 2005b), proprio
nel tentativo di approfondire tale tematica nel corso di un intero ciclo
scolastico.
Alle preziose colleghe dell’Ambulatorio
Autismo, le dott.sse
Bandini, Ciceri , Truzzi e l’educatrice Tonnini
che, anche se non compaiono in queste righe, hanno reso possibile questo studio
con il loro sostegno e la loro amicizia.
A tutte le persone della Fondazione ASPHI
che hanno accolto le famiglie e hanno cercato soluzioni tecniche sempre più
adatte alla situazione di test.
Ad ognuno dei ragazzi che hanno partecipato
alle sessioni di lavoro e ai loro genitori.