HANDIMATICA 2004
Sala Europa
Convegno: Quali politiche locali e quali servizi innovativi
per favorire l'inclusione digitale dei cittadini disabili?
Tullio Maccarrone (coordinatore)
– cortesemente vi prego di prendere posto. Iniziano i lavori con un certo ritardo
del convegno: Quali politiche locali e quali servizi
innovativi per favorire l'inclusione digitale dei cittadini disabili? Io mi
presento. Sono Tullio Maccarrone. Buongiorno a tutti.
La scaletta dei lavori subirà delle variazioni. Il ritardo precedente ci complica
la vita e soprattutto, abbiamo i nostri relatori ed esponenti delle amministrazioni
pubbliche e anche dei servizi che hanno dei tempi stretti, per cui saremo anche
veloci. Ciò non toglie, però, che alcuni temi possiamo affrontarli con una certa
profondità. Allora brevissimamente faccio una premessa che spiega il senso di
questo convegno. Quando si parla di divario digitale significa non solo favorire
l'accesso alle tecnologie, alla rete, alle conoscenze e alla partecipazione,
che è un po' il concetto di “democracy”. Cosa fondamentale è in fase di implementazione
come vedremo nella nostra regione e in anche altre regioni in qualche modo,
ma sapere mettere in campo politiche e sperimentazioni tese a creare servizi
innovativi nell'ambito del Welfare per facilitare l’integrazione sociale, scolastica
e lavorativa delle persone disabili e comunque in genere delle fasce deboli.
Il sistema della banda larga, quindi, di cui poi dopo ci presenteranno, può
costituire una opportunità per l’integrazione dei servizi rivolti alle persone
disabili: presa in carico e accompagnamento di soggetti non autosufficienti;
screening e riabilitazione di disturbi di apprendimento; creazione di “e-learning
space” finalizzati al potenziamento delle competenze di persone con difficoltà,
di tipo cognitivo o ritardo mentale o comunque difficoltà di vario genere. Insomma
servizi e soluzioni innovative tese a favorire lo sviluppo di quel capitale
sociale che risiede nelle fasce di popolazione svantaggiata, nelle imprese sociali
citate precedentemente anche più volte nella presentazione di questa manifestazione
e tra gli operatori che, in qualche misura, agiscono nel variegato mondo del
terzo settore. Come si può favorire tutto questo? Con quali politiche? Come
si può agire sulla programmazione dello sviluppo locale e quale ruolo di governo
e di regolamentazione possono avere le pubbliche amministrazioni nei confronti
dei diretti portatori di interesse e degli operatori del mercato che intendono
agire nella cosiddetta "economia della conoscenza". Questi sono i
temi o alcuni dei temi che poniamo oggi. Abbiamo qui un tavolo abbastanza qualificato
che presenterò. A partire dalla mia destra abbiamo l'Assessore Giuliano Barigazzi
alla Provincia di Bologna per quello che riguarda le politiche sociali. Accanto
a lui c’è il dottor Francesco Levantini,
tecnologo e specialista in formazione. Lavora in IBM. Poi segue il professore
Achille Ardirò, Presidente del Comitato Scientifico di CUP 2000.
Alla mia sinistra abbiamo il dottor Garavini, Direttore Generale della
Direzione dei Sistemi Informativi della Regione Emilia-Romagna. Accanto a lui
dovevamo avere l'assessore Gianluca Borghi, ma visti i tempi e i ritardi è dovuto
andare via, quindi abbiamo il dottor Luigi Mazza, collaboratore dell'assessore
che farà l'intervento. Segue ancora il dottor Marostica. Era previsto il Dott.
Rigon Responsabile della Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’ASL di Bologna.
Lo sostituisce il Dottor Marostica. E poi, infine, Franco Chesi, il dottor Franco
Chesi, Responsabile della Rete Civica e dei progetti “e-gov” del Comune di Pisa.
Abbiamo ritenuto opportuno ospitare oggi anche un'esperienza di un altro territorio
e quindi poi vedremo. Bene. Come vedete vado veloce. Prego i relatori, visti
i tempi, di contenere gli interventi, di aiutarci a sostenere il personale che
fa la mediazione LIS, quindi a cominciare dal sottoscritto di parlare meno velocemente
e anche a chi si occupa della stenotipia. Adesso la parola al dottor Garavini.
Gaudenzio Garavini - intanto
un ringraziamento sentito per l'invito a questa iniziativa. A me è stato chiesto
di fare un po’ il punto sulle iniziative, sulle attività, sui progetti che la
Regione sta portando avanti, sta realizzando in tema di servizi informativi,
informatici e telematici, e, l'impatto di questi, rispetto al superamento dei
rischi di “digital divide”, di inclusione digitale, quindi iniziative che favoriscono
l'inclusione digitale dei cittadini e quindi anche dei cittadini disabili. Ma
il quadro di riferimento molto velocemente, diciamo che è sicuramente dal 2001
che abbiamo messo a punto con le linee programmatiche su un piano telematico
regionale, che poi sono scaturite queste linee programmatiche nel 2002, con
un piano telematico regionale 2002/2005 che ha rappresentato il quadro, la visione
d'insieme delle iniziative da realizzare in un periodo temporale, appunto, quadriennale.
L'obiettivo, le finalità di fondo di questa iniziativa di programmazione è quella
di realizzare, era ed è tutt'ora quella di realizzare un ambiente favorevole
allo sviluppo dell’e-government per le pubbliche amministrazioni regionali
e quindi locali, e naturalmente la Regione, favorire lo sviluppo produttivo
quindi dare un sostegno anche al sistema economico imprenditoriale, favorire
lo sviluppo della società dell'informazione e supportare e favorire anche la
crescita e l'avvio di attività di ricerca e sviluppo in rapporto con l'Università
in particolare. Quindi, diciamo, le due iniziative portanti per portare avanti
queste finalità sono state il lavoro che è stato portato a compimento qualche
mese fa sulla legge regionale e sullo sviluppo regionale della società dell’informazione,
la legge 11 del 2004 per la quale la Regione assume una funzione forte di promozione
delle iniziative di sistema-regione per lo sviluppo delle infrastrutture, dei
servizi e dei sistemi informativi. Il piano telematico regionale, come vi dicevo
prima per il periodo 2002/2005, che si occupa e investe fondamentalmente circa
120 milioni di euro in questo arco di tempo per servizi, applicazioni e infrastrutture.
Un piano di supporto alle iniziative di ricerca e di sviluppo con l'approvazione
di 10 progetti in fase di avvio, dopo una fase di selezione e
valutazione, in fase di avvio in questi giorni. La legge 11, vi dicevo
del 2004, “Sviluppo regionale della società dell'informazione”, intanto è chiaro,
nello stesso tempo anche il ministro Stanca sta dando attuazione con una legge
sul codice digitale, sull’emissione digitale, a una iniziativa legislativa
importante in questo ambito. La nostra legge quindi, assieme a quella della
Toscana, è la seconda legge regionale sul tema della società dell’informazione
e vuole mettere in evidenza come la dimensione regionale sia una dimensione
ottimale per sviluppare iniziative nello stesso tempo di sistema e nello stesso
tempo legate, più direttamente collegate alla vita e alle attività dei cittadini
e dell'impresa. Quindi con la legge si vuole appunto permettere un più facile
accesso alla conoscenza per i cittadini, rimuovendo il divario digitale, e vedremo,
appunto, come uno di questi progetti, quello sulle infrastrutture ha questa
finalità di fondo e nello stesso tempo
lavorare sulle condizioni per mantenere alto il livello di competitività del
nostro sistema economico. Il piano telematico regionale, dicevo, l’altra dimensione,
l'altro ambito. Naturalmente quindi mentre la legge ha una funzione legislativa
di supporto regolativo, il piano telematico come supporto finanziario economico
progettuale. Quindi fondamentalmente lavora su infrastrutture, su progetti applicativi
di servizi, sia ai cittadini e alle imprese e infrastrutturali, e azioni di
supporto che sono queste di ricerca che vi dicevo, di regolamentazione, di accessibilità
ai siti web, di benchmarking, con attività di benchmarking della
nostra Regione con altre regioni in Europa,
per anche avere strumenti di lettura ai fini del supporto del processo
decisionale e individuare dove sono i punti critici della nostra Regione rispetto
a altre regioni d'Europa. Dicevo qualche minuto mi vorrei soffermare sul tema
dell'infrastruttura, lo diceva il nostro coordinatore. Era anche nella presentazione
iniziativa di questa mattina e cioè come le infrastrutture di rete possono ridurre
le distanze e ampliare gli orizzonti, tanto per citare uno slogan. Noi poi l’abbiamo
chiamata, la nostra infrastruttura di rete, "Lepida", anche in onore
del console Carlo Emilio Lepido che realizzò una grandissima opera che fu la
via Emilia, e che rappresentò allora, naturalmente come facilmente intuibile,
un grandissimo elemento di innovazione nel collegamento e nell’avvicinare i
popoli. E quindi Lepida è il nome della nostra nuova rete telematica, a banda
larga, che raggiunge, contrariamente alla via Emilia che invece raggiunge, attraversa
solo alcune città, Lepida raggiunge tutti i 341 enti locali della nostra Regione.
In più verrà utilizzata, anche diciamo in una dimensione allargata, viene inteso
il concetto “pubblica amministrazione”, perché chiaramente Lepida arriva in
un punto in ogni comune quindi dei 341 enti locali, ma serve anche da infrastruttura
primaria per quanto riguarda l’Università di Bologna per collegare le proprie
sedi distaccate nella Romagna, serve anche per fare la stessa funzione per l'Università
di Ferrara, serve per il CNR, per la stazione radiotelescopica di Medicina che
è collegata tramite la rete Lepida alla rete GAR, serve alla stazione del monte
Cimone con un collegamento satellitare. Le tecnologie. Questa è la rete regime,
vedete in gran parte quindi in fibra ottica. Banda larga e fibra ottica, che
è la parte verde, in HDSL la parte rossa, satellite la parte blu, Wireless la
parte pastello. Attualmente al 31 ottobre questi sono gli enti locali già collegati,
quindi non è solo un progetto, ma siamo già in fase operativa e realizzativa.
Al 31 gennaio avremo la metà delle pubbliche amministrazioni collegate. Vedete,
non a caso, i colori sono più diffusi nell'area sud, da Bologna alla Romagna
perché da lì siamo partiti, nel senso che naturalmente è un investimento consistente
di circa 60 milioni di euro, Quindi quasi la metà dello stanziamento del piano
telematico va sulla infrastruttura di rete.
Abbiamo proceduto per stralci, Solo un dato su come anche sull’infrastruttura
di rete si sia creato un processo democratico importante perché questa iniziativa
è stata approvata in tutti i 341 consigli comunali. Quindi tutto questo l'abbiamo
fatto in due anni: cioè in due anni vi è stato questo passaggio democratico
di approvazione di questo progetto. Al 31 gennaio saremo a questo livello operativo.
A fine 2005 sarà completato in tutta la Regione. Il motivo per cui, appunto,
è più diffusa la colorazione dell'area da Bologna, Modena, diciamo nord, parte
sud Emilia e Romagna, è perché, avendo proceduto per stralci, abbiamo cominciato
da Bologna alla Romagna, poi tutta la parte appenninica, e quindi subito la
montagna. Vedete anche alcune macchie azzurre di satellite sul piacentino. Poi
abbiamo proceduto per Modena, Reggio Emilia. Stamattina abbiamo chiuso con Piacenza. Stiamo
chiudendo con Ferrara e nelle primissime settimane del 2005 faremo Parma. Naturalmente
l'infrastruttura di rete deve servirci, come le strade, per circolare, l’infrastruttura
di rete deve servirci per erogare servizi, per migliorare i servizi che già
attualmente abbiamo. La nostra Regione è una delle regioni più avanzate in Europa
nella promozione di servizi on line della pubblica amministrazione. Servizi
rivolti a imprese e cittadini. Noi in questa attività di benchmarking che dicevo,
abbiamo fatto questa indagine, quindi sono dati certi, siamo la quinta regione
in Europa a livello di utilizzo di questi servizi, ma con una percentuale ancora
estremamente bassa, nel senso che siamo sotto al 20% di cittadini che utilizzano
comunque questo potenziale sul web e quindi, naturalmente questo dato ci mette
nelle condizioni di riflettere anche sulla qualità di questi servizi, perché
non è necessario metterli sul web perché siano usati, ci fa riflettere naturalmente
anche sull’esigenza di migliorarli questi servizi, e Lepida è una infrastruttura
potentissima per questo fine, e nello stesso tempo di pensare a nuovi servizi
che possono utilizzare il potenziale di banda che ha questa tipologia di rete.
Sto parlando di una rete proprietaria, quindi questo investimento, dicevo prima
della Regione, porta a fare acquisire alla Regione la proprietà di questa infrastruttura
che verrà poi completata con contributi degli enti locali, perché noi abbiamo
una infrastruttura proprietaria che non è una dorsale perché collega 341 enti
locali quindi è molto di più. Però poi è chiaro che il Comune di Bologna ha
altre 40 sedi. La regione ne ha altre 20, la Provincia ne ha una decina. Poi
questo è un lavoro che faremo, che stiamo cominciando a fare nelle prime realtà
dove siamo partiti con la rete per estendere poi gli enti collegati, a cominciare
dalla sanità. Questi sono già, per parlare di servizi, servizi importanti su
cui stiamo lavorando insieme agli altri enti locali, questo è l'altro elemento
forte di capacità di fare sistema che in questi anni, abbiamo, credo, saputo
dimostrare come Regione e sistema enti locali. Sono progetti di servizi per
le aziende agricole, per il sistema informativo lavoro, per il catasto,
servizi catastali geografici, servizi e procurment, sulla sanità, tra l’altro
con un partner importante, appunto, come CUP2000, su servizi documentali di
protocollo informatico, e anche sul digitale terrestre nella logica proprio
di ampliare il target della popolazione che può fruire potenzialmente di questi
servizi. Quindi oltre al computer anche sulla televisione. Finisco per evidenziare
che noi dal 2002 stiamo lavorando in collaborazione con ASPHI e ANASTASIS per
effettuare test di accessibilità, quindi per lavorare sul tema dell'accessibilità,
per definire strumenti e linee guida per l’accessibilità. Fra l'altro siamo,
per questo nostro ruolo che abbiamo avuto, in questa commissione tecnica promossa
dal ministro Stanca su questo tema. Abbiamo presentato qualche settimana fa
a COM-PA 2004 la ricerca “Dar voce al web”, che poi abbiamo anche pubblicato
con un quaderno della nostra collana “Emilia-Romagna digitale”, che propone
linee guida per le pubbliche amministrazioni per la stesura di testi facilmente
comprensibili. Il tema della accessibilità non è solo sui mezzi, anche sul linguaggio.
Abbiamo questo progetto denominato “Eurovoxbox”, declinato “e-democracy accessibile”.
L'obiettivo è quello di aumentare i canali di comunicazione, di coinvolgimento
dei cittadini e quindi assimilabile sotto questa terminologia, appunto, “e-democracy”
e il progetto rende disponibile alle pubbliche amministrazioni europee, perché
è un progetto europeo, un’insieme integrato di servizi on line per svolgere
sondaggi e opinioni, che insomma sono una delle modalità prevalenti con cui
si declina l’e-democracy e noi siamo in questo progetto, un pilota, rappresentiamo
un utente pilota in questa dimensione, appunto, europea con altre regioni in
Europa. Dicevo, facevo l’accenno prima che partecipiamo alla Segreteria Tecnica
e Scientifica della Commissione Interministeriale
Permanente per l’Impiego delle Tecnologie dell’Informazione di cui parlava il
ministro Stanca prima, proprio prevista questa segreteria all’art. 11 della
legge 4/2004, e in particolare noi ci occupiamo di regole tecniche del gruppo
8. E’ articolato in sottogruppi questo gruppo, noi siamo impegnati nel dare
il nostro contributo sulle regole tecniche. Così come abbiamo anche avviato
tramite il Centro Regionale di Competenza, che è una nostra struttura di supporto
al tavolo tecnico e politico composto tra Regione, Enti Locali, Province, Comuni
e capoluoghi della nostra Regione, una serie di iniziative promozionali, formative
presso gli enti locali proprio sul tema: percorso formativo sulla qualità dei
servizi on line. Cioè questo per noi, proprio questo dato di dire che siamo
una delle prime regioni in Europa sull’utilizzo dei servizi on line, poi quando
andiamo a vedere la quantità e la percentuale non ci ha assolutamente reso felici
di essere i quinti con questo tipo però di basso utilizzo ancora. E quindi proprio
sul tema della qualità noi non pensiamo che sia solo un problema di scarsa propensione
o scarso utilizzo del mezzo, ma vi sia proprio un problema anche di progettare,
di lavorare molto di più e meglio sulla qualità degli stessi servizi e su questo
abbiamo creato un percorso, abbiamo fatto anche un opuscolo presentato proprio
al COM-PA 2004 con gli enti locali proprio specifico sulla qualità dei servizi
on line. Grazie e buon lavoro.
Tullio Maccarrone - grazie al dottor Garavini che, se ho ben capito, per motivi improrogabili
ci deve lasciare, magari lo salutiamo e lo ringraziamo. Passo la parola al professore
Ardigò, lo conosciamo tutti, grande amico di ASPHI, grande esperto, vediamo
cosa ci dice.
Achille Ardigò - Innanzitutto
mi riferisco alle politiche di solidarietà sociale di servizi innovativi per
gli anziani disabili riconducibili al Welfare State e al Welfare Community e
ciò per anziani disabili. Il mio intervento è concentrato su questo enorme tema
degli anziani disabili per i quali come CUP abbiamo già avviato da anni una
apertura a loro anche nelle condizioni più difficili, perché molti di questi
anziani disabili non sono certamente aggiornati, alla struttura-sistema delle
comunicazioni tramite appunto anche metodi di Hi-Tech. La nostra attenzione
non può non privilegiare questo tema perché anzitutto questa dimensione dei
servizi sociali per anziani viene colpita, insieme con altri, dalla caduta dei
contributi governativi, caduta della finanziaria, la controriforma costituzionale,
lo scarico di tante spese di Welfare sui contribuenti singoli dei singoli comuni.
E inoltre perché è in forte aumento la popolazione dei vecchi disabili insieme
con la riduzione del numero dei componenti delle unità familiari. La gravità
di questi pesanti tagli governativi e per questi cambiamenti demografici, spingono
ormai alcuni di noi a cercare di controllare questa grave crisi del Welfare
preparando il passaggio dal Welfare state della società industriale ad un nuovo
sistema di servizi con più investimenti informatici socializzabili. Un sistema
di servizi ad uso sociale che possa in qualche modo essere considerato come
un aspetto della nuova svolta nell'ambito del passaggio alla società dei servizi.
E da questo punto di vista la Regione, in particolare con Lepida, può senz'altro
essere quella che si mette in una posizione primaria e varrebbe la pena di porre
questo problema del passaggio anche in termini di cambiamento di sistema di
Welfare. Come esperto della vasta gamma dei servizi del CUP2000 in favore degli
anziani disabili e le loro famiglie, avverto che, se tanto è stato fatto, ancora
moltissimo resta da fare per aiutare gli anziani disabili anche per favorire
quello che è in qualche modo un aspetto innovativo, la loro personale capacità
di accedere alle telecomunicazioni e, anche gradualmente, la loro partecipazione
informata ai controlli gestionali che li riguardano. Vorrei sottolineare, questo
punto, questo fatto enorme dell'espansione dei vecchi della popolazione italiana
e in particolare della nostra Regione. Come CUP2000 insieme ad aziende pubbliche
socio-sanitarie e ad altri enti locali (sindacati e associazioni volontarie)
abbiamo raggiunto significativi processi, progressi, peraltro ancora sperimentali,
per aiutare telematicamente l'integrazione tra disabili, famiglie, operatori
disagiati da ultimo anche con l’introduzione dell’e-care. E-care che significa
integrare i servizi di vario tipo con più spazio alle integrazioni locali e
con meno spazio alla separatezza tra le gestioni centrali e quelle periferiche.
Ciò per rendere più informati e partecipi i vecchi non autosufficienti e le
loro famiglie, anche con il supporto di cure domiciliari che possono essere,
appunto, collegabili con l'aiuto, alle strutture socio-sanitarie specialistiche.
Questi e-care locali devono poter consentire comunicazioni a viva voce in centri
integrati di assistenza domiciliare, con riferimento
ai medici di famiglia che potrebbero essere serviti secondo un progetto che
stiamo portando avanti da linee ADSL. Il che comporta, in un certo qual senso,
che accanto alla viva voce che dovrà mantenersi come carattere fondamentale
dell'umanizzazione, per evitare un eccesso di tecnologie gestita dall’alto,
accanto all’aspetto del vivavoce ci dovrà essere anche una crescita dell'uso
per queste particolari persone, famiglie di anziani disabili, di call-center,
di portali e potere fare crescere anche questi tipi particolari di banche dati
per quanto concerne gli aspetti degli assistenti socio-assistenziali. In ogni
caso io credo che, mi avvio a concludere perché so di essere
insieme con altri molto impegnati, abbiamo
bisogno di fare capire come anche l'importanza dell'accesso alla conoscenza
dell'informatica da parte di anziani, anche questo può essere utile e importante
proprio perché dobbiamo cercare di avviare servizi di telecompagnia, di teleinformazione,
di teleassistenza sapendo quanto grave sia il fenomeno della solitudine involontaria,
anche di marginalità sociale, anche per quelle categorie di disabili, di anziani
che non sono radicalmente disabili. Ecco quindi l'importanza di poter ripensare
anche l'enorme sviluppo di questa cara struttura della Lepida con reti di banda
larga, già disposte nel sottosuolo, ma farne un oggetto per un ripensamento
anche in funzione di questo problema centrale per la nostra sopravvivenza dal
punto di vista della socialità. L’ingrossarsi della popolazione vecchia e disabile
pone, in ogni caso, una pesante svolta al Welfare recente ereditato dalla struttura
di centri sociali centralizzati, con esigenze della società industriale. Noi
abbiamo bisogno di compiere un avvio sperimentale verso un nuovo tipo di società
dei servizi il quale non può più essere mantenuto con centralismo autoreferenziale
per la gestione dei servizi sul territorio, separati tra vertici, periferia
civica, né come prodotto assistenziale sollecitato da iniziative sparse di volontariato.
Recita in proposito per quanto riguarda questo tema del come utilizzare le grandi
potenzialità del sistema regionale con Lepida, come utilizzarle per una visione
che possa essere in qualche modo efficace a fare crescere la inclusione digitale
dei nostri cittadini, anche come funzione di controllo di partecipazione, è
lecito domandarsi: siamo proprio certi che a servire e a distribuire le tecnologie
in fibra ottica per l'85% della propria popolazione residente basti la gestione
della Regione come gestione centralizzata? Io credo che è difficile potere anche
pensare che tutta la popolazione possa essere corrispondente all'85% di quella
già servita dalla nuova fibra ottica, tutta la popolazione possa essere capace
di proporre equi pagamenti, in parte anche a proprio carico, per ricevere servizi
di banda larga. Ci sono problemi che si pongono in un qualche modo, ben precisamente
in merito a questo tema, cioè come la offerta dei servizi di banda larga debbono
potersi incontrare con la proposta di una domanda che evidentemente non è così
semplice da poter porre. Vorrei perciò uno dei problemi che subito si apre proprio
sul tema del favorire l'inclusione digitale dei cittadini disabili, specialmente
in questo caso di anziani disabili, è anche la portata dei progetti di e-government
da connettere poi anche alla e-democracy. Noi sappiamo che c'è un problema aperto
nel rapporto che si è detto prima circa le difficoltà di potere procedere rapidamente
alla pura distribuzione sulla base della sola offerta, noi sappiamo che una
delle condizioni fondamentali dovrà essere quella di porre in essere una partecipazione
degli anziani, degli anziani disabili al problema e alle gestioni di e-government.
I processi di e-government sappiamo che si muovono dentro l’amministrazione
pubblica, però fin dall'inizio, fin dall’inizio dei documenti della CEE su e-government,
è stato presto chiarito che si deve stimolare e riconoscere che l’e-government
adesso è soprattutto un processo relazionale non troppo simmetrico tra
servizi pubblici e cittadini, utenti dei medesimi servizi secondo valore di
universalismo e di trasparenza. Nel corso di alcune recenti indagini empiriche
sul tema dell'e-government è emerso, inoltre, che il ritardo del passaggio dell'e-government
da parte di non poche amministrazioni pubbliche dipende dal fatto che i governi,
cito, sembrano prestare troppa attenzione all'atto dell'offerta senza preoccuparsi
di stimolare la domanda. Concludo - perciò ritengo opportuno che la Regione
possa aprire almeno come tema programmatico per il prossimo quinquennio dopo
le prossime elezioni regionali, possa aprire un tavolo di più ampia consultazione
per l'e-government, a partire dalla partecipazione degli anziani, di quanti
li rappresentano, degli anziani più o meno disabili. Molte grazie.
Tullio Maccarrone - grazie al professore Ardigò che pone, entra già nel merito anche del
convegno e delle questioni poste anche in fase di premessa. Questo ci fa capire
che dovremmo, al di là di questo evento, trovare ancora modo di confrontarci,
di saper fare incontrare la politica con i bisogni, con la domanda, con le richieste
forti anche di partecipazione. Coniugare anche il concetto di e-democracy, e-
government probabilmente è l’aspetto più interessante e importante nella progettazione
dei territori. Prima di passare la parola al responsabile della pubblica amministrazione
e servizi socio-sanitari, forse è opportuno dare la parola all'esperienza, intanto,
del Comune di Pisa. Proprio lo inseriamo nei lavori per capire anche quello
che sta avvenendo in una regione come la Toscana, molto vicina alla regione
Emilia-Romagna, con al centro delle politiche, la coesione sociale, una
delle regioni più avanzate con la nostra, rispetto all'innovazione e quindi
magari sviluppiamo il lavoro in questa direzione, chiedendo al dottor Chesi
di fare il possibile in termini di chiarezza e sinteticità.
Franco Chesi - buongiorno a
tutti. Io sono Chesi del Comune di Pisa e sono responsabile, appunto, di un progetto di e-government. Quindi nell'ambito
della mia presentazione, che cercherò che sia molto sintetica, volevo quindi
farvi vedere come il Comune di Pisa ha partecipato al bando, al primo bando
di e-government e ha realizzato un portale di servizi. Diciamo una cosa: io
cercherò soprattutto di evidenziare oggi tutto quello che riguarda l'accessibilità
di questo sito non soltanto però in termini di accessibilità, diciamo, a chi
accede per limitazioni fisiche, ma noi abbiamo fatto sì che uno possa accedere
a questo sistema dei servizi non solo per vie, diciamo, virtuali, telematiche
ma anche per canali fisici, per far sì che anche tutta quella componente di
cittadini che non ha la capacità di utilizzare sistemi informatici possa comunque
usufruire di questi servizi che l'innovazione tecnologia ci permette. Quindi,
salto subito una slide per brevità, il nostro progetto l’abbiamo presentato
nel 2002, è iniziato nel 2003, e ha termine sulla realizzazione dell'ultimo
servizio che è stato progettato nella primavera del 2005. L'importo complessivo
è di oltre 3 milioni di euro e il co-finanziamento del Ministero dell’Innovazione
Tecnologica è di 630 mila euro. Io ho inserito questa slide perché anche prima
ho sentito parlare il dottore Garavini del discorso dell'infrastruttura tecnologica.
Ogni progetto di e-government, secondo me ha la necessità indispensabile, la
condizione necessaria, non sufficiente, di avere una infrastruttura di comunicazione
dati. Per quanto riguarda noi, ma ho visto che la Regione Emilia-Romagna, è
abbastanza avanti, e anche voi, tutta Pisa è cablata, per cui tutte
le sedi comunali e universitarie sono tutte collegate in fibre ottiche. Si parla
in giga per quanto riguarda la velocità di comunicazione, poi c'è un collegamento
alta banda con la rete telematica regionale della Toscana, che non vi descriverò
oggi, e poi c'è un collegamento essenziale e indispensabile con gli altri comuni,
perché questo progetto è un progetto a cui partecipano 31 enti ma che è operativo
già per 7 comuni. Quindi in realtà tutto quello che vi sto descrivendo, funziona,
è operativo sia per i comuni di Pisa che per i comuni che vedete. Ciò significa
che esiste una comunicazione a alta banda, tra virgolette sicura, non scendo
in termini informatici, per cui è possibile comunicare informazioni, dati della
privacy, in maniera protetta, da un comune all'altro. Passiamo ora in questa
videata in cui approfondirò soltanto un paio di temi. Intanto volevo farvi capire
cosa fa questo progetto: è un progetto, come vedete nella prima riga, multiutente,
multicanale e multicomune. Ho preparato una slide per farvi capire cosa si intende.
La nostra idea è questa: esiste un utente, che nel nostro caso può essere un
turista, può essere un genitore, può essere un alunno, può essere un professionista,
può essere un cittadino, di qualunque dei 7 comuni o se è un turista, chiaramente
anche non italiano, che può fare delle operazioni indipendentemente da come
sono organizzati i back-office, cioè il sistema “legacy” che sono presenti
presso i 7 comuni. Quindi in realtà noi abbiamo realizzato un portale di front-
office che ci permette, vedete la nuvoletta, ad esempio, di iscrivere il figlio
direttamente all'asilo nido di Pisa, ma verificare se ha pagato l'ICI al comune
di Volterra o fare altre operazioni; queste indipendentemente da come sono organizzate
le banche dati all'interno. Quindi non scendo ai livelli di dettaglio tecnico,
ma diciamo che ad oggi io posso fare qualunque operazione su circa 60 servizi
(alcuni sono già attivi, alcuni lo saranno entro il 2005), indipendentemente
da come siamo organizzati. Esistono ovviamente, in estrema sintesi, delle modalità
di accesso, esistono quindi delle necessità di avere delle credenziali, che
vanno dalla firma elettronica, carta d'identità elettronica e altre credenziali
che abbiamo realizzato, in maniera tale che in funzione di queste io ho la possibilità
di accedere a certi servizi. E’ chiaro, se voglio informazioni su dati della
mia privacy, il mio stato di famiglia o comunque la mia situazione finanziaria
o altre operazioni è chiaro che ci deve essere un organismo, una struttura informatica
che mi tutela. E tutte queste operazioni sono già operative. Poi vedete ci sono
più media, più supporti. Alcuni sono virtuali, cioè diciamo sono telematici,
come il computer collegato a Internet, come il chiosco multimediale che, tra
virgolette, abbiamo preso con tutti i crismi dell'accessibilità per disabili,
il cellulare. Esistono però diciamo appunto utenti che non sono informatizzati
o che non hanno una disponibilità di supporto. A questo punto noi abbiamo previsto
altre forme: ad esempio esiste da noi un call-center che per ora non fa altro
che rispondere rispetto a una telefonata e dà informazioni. Noi stiamo dotando
gli operatori al call-center di un computer, collegato con questo progetto.
Ai cittadini abbiamo dato una busta tipo bancomat in cui c'è un pin interno.
Il cittadino fa la telefonata, digita il pin sul telefono, automaticamente l'operatore
al call-center è abilitato a fornirgli, per il tempo della telefonata, servizi:
quindi può dirgli se ha pagato l’ICI, quale è la situazione o comunque altre
operazioni. Ciò significa che, indipendentemente dal conoscere l'informatica,
n. cittadini possono comunque usufruire di buona parte dei servizi che abbiamo
organizzato. Esiste tutto un ambiente di e-learning, cioè un ambiente che facilita
l'utilizzo del sistema, quindi oltre le spiegazioni e cercare di utilizzare
effettivamente un linguaggio abbastanza semplice, nel portale, ci sono degli
ambienti di e-learning, cioè, che ti permettono anche di spiegare che cosa vuol
dire ICI, cosa vuol dire un fornitore, cosa vuol dire beneficiario. Quindi c'è
un supporto comunque per semplificare sempre la vita anche chi usa i supporti
informatici. Passiamo subito al discorso “usabilità” del sito, cercando di essere
appunto abbastanza sintetici. Diciamo noi abbiamo avuto una fortuna. A Pisa
c'è il capo italiano della W3C Italia, quindi noi abbiamo collaborato con il
W3C Italia quindi, in pratica, siamo riusciti a far si che i partner tecnologici,
Regus e altri, che hanno lavorato per noi non realizzassero pagine secondo
i loro standard, ma realizzassero pagine in funzione degli standard che venivano
scelti. In pratica abbiamo creato della documentazione in collaborazione con
W3C Italia, in cui abbiamo deciso quali erano le regole di navigazione, le regole
di layout, di utilizzo di CSS, e così via, e questo ha fatto sì che il nostro
portale di servizi sia un portale di servizi fatto con un certo criterio. Vi
dico che è stato importante perché, in realtà i nostri partner tecnologici all’inizio
non volevano fare certe cose perché significava un costo maggiore, un know-how
che non avevano e quindi in un progetto di questo tipo in cui il partner appunto
è un partner non è un fornitore siamo riusciti a convincerli che anche pagare
qualcosa in più sarebbe servito a fare si che il prodotto che alla fine realizzavamo
fosse più usabile, fosse più diffondibile perché nei progetti di e-government
la parte fondamentale è il discorso del riuso. Finisco con il dire che l'altra
settimana per esempio ero a Catania invitato dalla regione Sicilia perché un
progetto di Catania, “Etenweb”, ha preso una serie di moduli Digitel,
li ha presi e li ha utilizzati, così in pratica non è stato necessario per loro
riprogettarli perché erano già stati fatti da noi e quindi li hanno riutilizzati.
E l’idea, perché la Sicilia si sta muovendo ora per l'e-government, l’informatizzazionse,
è usare, diciamo, tecniche open standard di questo tipo per poter diffondere
anche a tutte le altre città quello che stiamo facendo.
Tullio Maccarrone - grazie al dottor Chesi per i contenuti, l'interesse del vostro progetto,
ma anche per la brevità. Prima di passare la parola alla politica, quindi torniamo
nella parte dell'impegno e quindi del governo, degli interventi, quello che mi
viene da dire è che anche l'idea della cooperazione tra regioni che hanno già
sviluppato interventi e regioni che magari devono affrontare, è interessante
come sviluppo, e chissà probabilmente anche nello scenario europeo dove avremo
gli stessi problemi tra paesi che in qualche misura sono già in fase più avanzata
e paesi che devono ancora attrezzarsi. Detto questo sentiamo l’Assessore Barigazzi.
Assessore Barigazzi - ringrazio la Fondazione ASPHI per avermi
invitato e per aver promosso questo convegno. Cerco anch’io di essere molto
breve visto l’orario e anche per le persone che pazientemente, appunto, ci stanno
ascoltando, dividendo il mio intervento sostanzialmente su due livelli: uno
direi lo chiamo concettuale e valoriale, perché credo che dobbiamo partire da
un impianto di valori per capire poi come utilizzare appunto l'Information Communicaton
Technology, anche perché se no la politica diventa appunto un pragmatismo piuttosto
indifferente, mentre è bene avere il quadro dei valori a cui ci ispiriamo per
le nostre politiche e, quindi, dirò qualcosa anche sul modello di Welfare che
nella provincia di Bologna vorremmo provare a costruire come opportunamente
faceva accenno il Professor Ardigò. Il secondo è un progetto che invece vorremmo
lanciare come conferenza socio-sanitaria dei Sindaci, che è
il punto di governo metropolitano che abbiamo qua a Bologna della sanità
e del sociale e anche a questo vi faceva riferimento il professore Ardirò, ma
insomma lui a sua volta è un punto di riferimento e con lui stiamo lavorando
proprio per questo progetto. Quindi una parte un po’ più concettuale e una parte
concreta. Sulla prima parte voglio solo ribadire il fatto che mi pare che le
nuove frontiere della tecnologia digitale se non sono opportunamente rese accessibili
rischiano di creare delle nuove emarginazioni per le fasce deboli della popolazione.
Il limite delle nuove frontiere digitali io trovo sia l'accesso culturale, quindi
il cosiddetto analfabetismo tecnologico, ovviamente, ma anche la vera e propria
accessibilità se parliamo ovviamente, per esempio dei disabili attraverso l'interattività
dei linguaggi di comunicazione e degli ausili per l'accesso, per i diversamente
abili appunto. Sono tre fondamentalmente le categorie sociali che vedo altamente
vulnerabili: sono gli anziani, sono i disabili e sono anche gli immigrati, devo
dire, da questo punto di vista, perché esposti appunto ad una possibile nuova
forma di esclusione sociale, e cioè, il rischio di esclusione digitale. Quindi
in una società basata sull'informazione, come ormai è la nostra, l'accesso alle
tecnologie e il loro pieno utilizzo credo che debba rappresentare un diritto
primario per tutti i cittadini, nessuno escluso, naturalmente, ma in particolare
proprio per le categorie deboli che rappresentano un significativo gruppo di
cittadini i cui bisogni vanno proprio contemplati all'interno della complessiva
strategia per lo sviluppo di una società basata sulle tecnologie di informazione.
Però, perché la tecnologia diventi accessibile e facilmente utilizzabile da
tutti coloro che ne hanno più bisogno, è necessario un intervento attivo della
politica, delle politiche diciamo così, in grado di ridurre e abbattere proprio
le barriere dell'integrazione sociale, delle categorie che si trovano a essere
più svantaggiate. L'impegno pertanto, a mio parere, deve andare proprio nella
direzione dei più deboli affinché questi possano diventare più forti attraverso
l'utilizzo delle tecnologie. Ora salto ovviamente la parte regionale che è già
stata ampiamente descritta. Mi pare che però le tante iniziative e i progetti
che ci sono, appunto: tema dell'e-government, la legge regionale, la stessa
legge nazionale, debbano avere, dobbiamo dare ad esse una coerente. sistematica
adozione, come ci ricordava prima il professore, io credo che il passo necessario
sia la collaborazione delle istituzioni, nei diversi livelli, quindi in una
gerarchia delle fonti, in questo caso che in realtà diventa orizzontale e non
verticale, delle associazioni, però anche dei privati, soprattutto proprio per
la presa in carico globale delle categorie considerate "deboli". Insisto
su questo tema della continuità assistenziale. Qua parlo naturalmente della
parte più socio sanitaria, proprio della presa in carico del cittadino. Una
tecnologia quindi deve essere sempre più accessibile, per guidare i cittadini,
in maniera particolare appunto quelli più svantaggiati, all'interno di una rete
di servizi abbattendo, sostanzialmente, le barriere all'accesso. Tralascio anche
quanto la nostra Provincia sta già facendo in termini di accessibilità, tra
l’altro proprio con la cooperativa ANASTASIS, che è iniziata con la verifica
dei nostri siti, sta proseguendo anche con l'ottimizzazione delle pagine datate,
terminerà anche con dei test dal vivo sul portale per capire quanto appunto
ciò che stiamo facendo è direttamente utilizzabile dalle persone che ne hanno
bisogno. Voglio invece molto rapidamente, passando per appunto dal concetto
di Welfare che dicevo prima, lanciare un po’ questo progetto che noi intenderemo
portare avanti con il Comune di Bologna, con i comuni dell’area metropolitana,
con società importanti come CUP2000, ma più in generale, insomma con chi, appunto,
vorrà aderire a questa nostra idea. Dicevo il concetto di Welfare, proprio in
un attimo, ma credo che sia fondamentale ricordarlo. Io continuo a pensare che,
come diceva il professore Ardigò, noi siamo davanti ad un cambiamento dell’idea
di Welfare. Dobbiamo cominciare a considerare il Welfare anche motore per lo
sviluppo della città e del benessere sociale ma anche economico dei nostri territori
e delle nostre comunità. In sostanza passare da un'idea che vede il Welfare
sempre come assistenzialismo, o solo come riparatore di danni, ad un’idea, invece,
di un Welfare che è promozionale delle capacità delle persone. Il professore
Canevaro ha scritto che bisogna passare dalla capacità addirittura alle competenze,
che è una bellissima frase, ma che implica, come dire, un percorso molto lungo.
Intanto c'è bisogno di mettere le persone in grado di esercitare le capacità
e poi di svilupparne le competenze: ma se cominciamo a cambiare, anche culturalmente,
l'idea che il Welfare può essere un motore di sviluppo economico, proprio sollecitando
e promuovendo le capacità e le competenze delle persone, usciamo da un'idea,
appunto, tutta assistenziale, tutta riparatoria che spesso, insomma, ha identificato
il Welfare con l'assistenzialismo. Per fare questo io credo che gli enti locali
siano il punto fondamentale di governo di quel Welfare, ma debbano progettarlo
alla pari chiamando ai tavoli della programmazione, e qui noi stiamo facendo
una grande esperienza con i piani di zona del sociale, per esempio, chiamando
ai tavoli della programmazione le altre istituzioni interessate, le forze sociali,
la cooperazione sociale, le associazioni, il volontariato, le fondazioni che
spesso sono, come dire, a lato da tutto
questo, mentre devono essere, io credo, profondamente inserite nella programmazione
e nel confronto naturalmente con gli enti locali. Ovviamente sappiamo tutti
che lì ci sono risorse che però non possono essere spese in una contrattazione,
come dire, a macchia di leopardo, qua e là, ma all'interno, appunto per esempio,
in questo caso di una programmazione sul sociale di carattere provinciale, gli
enti di patronato e quant'altro, con l'obiettivo, ovviamente, non tanto di annacquare
le diverse responsabilità, ma anzi di esaltarle e di esaltare anche l’autonomia
dei diversi soggetti, però chiamandoli ai tavoli della programmazione per cercare
di costruire assieme gli obiettivi da condividere. Quindi questa è una concezione
Welfare che io ritengo abbastanza diversa, diciamo così, a mio parere avanzata
rispetto a quella tradizionale. Ecco un’esemplificazione di questo noi lo vorremmo
realizzare con il progetto e-Care. Lo diceva prima il professore. Provo a spiegare
in brevissimo, concludendo, che cosa stiamo cercando di progettare qua a Bologna.
Sostanzialmente, sul piano organizzativo e tecnologico, il sistema e-Care è
l'utilizzo della comunicazione elettronica in formato umano, come si dice, cioè
ad esempio, videotelefono, call-center dotati di persone specializzate, per
sviluppare delle sinergie tra diversi attori coinvolti nelle attività socio-sanitarie.
Cioè vorremmo mettere il cittadino, il cittadino disabile, in maniera particolare,
al centro della rete dei servizi, fornendogli degli strumenti semplici di accesso
ad una rete unica, che è una rete delle reti, sia in situazioni standard di
vita quotidiana sia in situazioni di particolare urgenza o emergenza. Quindi
l'obiettivo è quello di realizzare una rete di continuità di assistenza non
solo sanitaria, ma anche domiciliare, sociale. Pensiamo al tema della solitudine,
per esempio, quanto potrebbe fare e quanto ovviamente la solitudine spesso si
trasformi poi in tematiche di carattere sanitario e socio-assistenziale, di
sicurezza e di aiuto alla persona. Quindi è la creazione in sostanza, banalmente,
ma dico banalmente perché poi nella pratica non lo è, di un sistema integrato
di sportelli che possono essere ovviamente di front-office e back-office, link
di call - center sociali, sanitari e di volontariato, terminali home-care presenti
nelle case di anziani e disabili. Sono tre pezzi, appunto, di questo sistema.
Ecco dicevo che in questo modo il progetto crea delle reti per l'assistenza
elettronica alle famiglie e ovviamente una rete che si può autoarricchire dalla
presenza di nuove attività di assistenza, in particolare delle associazioni,
dell'attivazione nel mondo del volontariato e naturalmente anche di nuove opportunità
tecnologiche. Punti intermedi di questa rete possono essere gli studi, per esempio,
dei medici di famiglia. Qua stiamo sviluppando, lo faceva vedere il Dottor Garavini
prima, proprio il progetto "Sole" della Regione Emilia-Romagna che
mette on line, appunto i medici di famiglia, ma anche la rete delle farmacie,
i punti di ascolto e di servizio delle associazioni e del volontariato. Quindi
le istituzioni, credo a partire dai comuni e dall’ASL, dovranno ovviamente svolgere
in questo caso un ruolo trainante e protagonista mettendo a disposizione anche
la grande professionalità e l'esperienza dei servizi socio-sanitari del territorio
della realtà bolognese che è particolarmente ricca in questo. Quindi la filosofia
di fondo, è davvero quella, come dicevo prima, della continuità assistenziale.
L'idea è di accompagnare il cittadino gradualmente lungo il percorso della sanità
e della salute. Si parte con i servizi all'accesso, ma si può arrivare, ed è
una cosa che con il professore stavamo cercando di fare a CUP2000, proprio addirittura
l'interazione on line tra assistito e operatore sanitario, per esempio, attraverso
l'utilizzo di semplici strumenti tecnologici. Quindi è proprio tutta la filiera.
Noi crediamo che questo possa essere, mi auguro, lo lancio qua perché è un progetto
che stiamo progettando, scusate il bisticcio di parole,
risponda a quella filosofia di Welfare che dicevo prima, credo, appunto
che sia un progetto innovativo che mette in sinergia istituzioni, associazioni
e imprese proprio perché penso che la collaborazione dei diversi soggetti ci
possa aiutare a fare passi in avanti concreti per le persone che sperimentano
nella vita quotidiana i problemi di ogni giorno.
Tullio Maccarrone - grazie, assessore. Chiedo assistenza per favorire l’intervento del Dottor
Marostica che penso debba utilizzare Power Point. Salutiamo il Professor Ardigò
anche lui è costretto ad andare via, ma che credo ci abbia dato un contributo
veramente alto. Un brevissimo commento, me lo permettete, sarò velocissimo,
prima di passare la parola al Dottor Marostica. Credo che l'assessore abbia
posto molte delle questioni che a noi premono tantissimo, anche questo riprogettare
il Welfare come motore dello sviluppo locale. Anastasis come tanti altri soggetti
sul territorio è una impresa sociale e quindi intravede sempre la possibilità
di essere un elemento importante. E l’accenno e il ritorno alla valorizzazione
del capitale sociale che risiede proprio nelle fasce di popolazione svantaggiata.
Vediamo se dall'intervento del dottor Marostica possiamo cogliere anche la possibilità
che questo capitale sociale si trasformi in capitale cognitivo proprio per favorire
ancora di più l’innesco dell’autonomia e della conoscenza proprio delle fasce
deboli che a pieno titolo possono partecipare allo sviluppo della società.
dottor Marostica - il mio intervento segue quello dell'assessore che io non avevo il piacere
di conoscere, e che conosco oggi, e credo si collega perché alcuni spunti nell'intervento
precedente mi sono piaciuti perché richiamano a un'attenzione, a non avere semplicemente
un pragmatismo che magari produce efficienza, ma per diventare efficace ha bisogno
di mescolarsi con dei valori, con dei punti di riferimento che orientino rispetto
a dei concetti di fondo, che sono: che cos'è la salute, che cos'è la malattia,
sono questioni di cui si parla da tanto tempo e credo sia opportuno continuare
a parlare. Così come anche implicitamente il sentire ogni momento di trasformazione,
e così è il mondo dell'informatica, nello stesso tempo come un punto di rischio
e un punto di opportunità. Io mi occupo professionalmente di una di quelle tre
categorie individuate come categorie "a rischio, vulnerabili" e i
disabili. Anche l'incontro di oggi l'abbiamo preso come un'occasione per tornare
a riflettere perché chi è impegnato nel lavoro, a volte, paga il rischio di
non avere il tempo per riflettere, per avere uno sfondo rispetto al quale collocare
le scelte che si fanno e gli interventi che si fanno ogni giorno. La scelta
è stata quella di essere il meno lontani possibile dalla realtà, ma avere, anche
così, una propensione per un sogno realizzabile insomma, un sogno del mattino
presto. Quindi pensare ad un progetto che stiamo già facendo, perché abbiamo
bisogno di essere confortati anche dalla concretezza, ad un progetto che è pronto
per essere realizzato, anzi, noi avremmo voluto poterlo considerare un progetto
in via di realizzazione, ma accanto ai desideri ci sono anche i dati di realtà.
Per esempio nel budget del 2004 questo progetto, peraltro non costoso, non ha
trovato spazio. Spero che possa trovarlo nel prossimo 2005 e devo dire anche
che l'intervento di oggi è un pò interessato per tirarlo via dal cassetto e
trovare degli interlocutori e dei partner sensibili. E un accenno semplicemente
ad un progetto auspicabile che richiede un tempo e un respiro maggiori. Primo,
il progetto è un progetto in via di realizzazione. E’ un progetto che si riferisce
al polo per le disabilità di cui abbiamo parlato due anni fa qui a HANDImatica,
Adesso c'è la consolazione di vedere i lavori di trasformazione fisica. Non
c'è niente di più emozionante che vedere le idee che si traducono in un qualcosa
di durevole, come sono i muri, muri pensati peraltro, insomma, muri
che sono la realizzazione delle idee. Quindi faccio un semplice accenno
a che cos'è Corte Roncati, questo polo delle disabilità; è una struttura che
riunisce, in realtà, 5 centri che hanno una elevata competenza e specializzazione
nel campo della disabilità, e che è edificata su un concetto di fondo che è
l'integrazione delle risorse che non è un concetto astratto perché io sono convinto
che questo progetto non fosse stato pensato come il prodotto della integrazione di più risorse, che sono progettuali
prima di tutto, poi naturalmente anche economiche, e che hanno visto la collaborazione
fra la Regione, la Fondazione Cassa di Risparmio e l'Azienda Sanitaria, se non
fosse stato concepito così io credo non sarebbe in via di realizzazione. I centri
sono 5, erano in origine di meno, ma nel corso del progetto si sono accresciuti:
il Centro Regionale per le Disabilità Linguistiche e Cognitive; il Centro degli
Ausili Tecnologici per la Comunicazione e il Controllo Ambientale e il Gioco; il Centro Regionale Ausili per la Mobilità e
le Autonomie del Vivere Quotidiano; il Centro per le Disabilità Neuromotorie;
gli appartamenti domotizzati. Al centro di questa struttura sta quello che poteva
diventare un servizio ai parcheggi e che invece è diventata un'area verde che
consentirà di sperimentare concretamente l’efficacia di alcuni ausili per la
motricità. Quindi noi siamo partiti da questo progetto per individuare un primo
strumento di forza, cioè la rete interna. Questi 5 centri sono collegati tra
loro in modo da poter gestire in modo integrato sia i dati clinici che le immagini,
il che è molto utile sia dal punto di vista clinico, ma anche dal punto di vista
della formazione degli operatori, e, per quanto attiene gli appartamenti domotizzati,
garantire standard di sicurezza e di risposta a bisogni specifici delle persone
che li utilizzano. Accenno solo a questo aspetto che avrebbe bisogno di essere
approfondito. A questa rete interna, che utilizza le nuove tecnologie, si collega
invece una rete esterna e questo è il progetto pronto per essere realizzato.
Naturalmente Corte Roncati se ha come concetto guida l'integrazione, non può
non avere come corollario, il collegamento di rete con tutte le altre entità
e enti o comunque movimenti che hanno a che fare con il processo di integrazione.
Dunque, i servizi sanitari, territoriali, ospedalieri, la scuola, ed è su questo
che ci fermeremo qualche istante, l'università, il mondo della formazione professionale,
le famiglie, sia direttamente che attraverso la mediazione delle associazioni.
Questo progetto di Corte Roncati si collega con un altro progetto sul quale
stiamo investendo insieme alla scuola da molti anni, che è il progetto dei laboratori
in rete. Un progetto che di nuovo è il frutto di una collaborazione fra l'Azienda
Sanitaria, le scuole, i quartieri, il servizio genitorialità-infanzia, il servizio
stranieri e la Provincia che è entrata da un anno o due su questo progetto con
un rilevante investimento. Ebbene, collegando questi due progetti che già esistono,
è nata l'idea di realizzare dei servizi di supporto a distanza, coinvolgendo
in particolare due dei centri del polo delle disabilità che ci sembra, realisticamente,
possano intraprendere questo cammino senza rischiare di sollevare la illusione
pericolosa che l'informatica possa sostituire il rapporto diretto. E’ un elemento
in più, non è un elemento sostitutivo, a sostenere un tema per noi delicatissimo
che è l'importanza di una collaborazione forte con le scuole, dove i bambini
e i ragazzi trascorrono larga parte della loro giornata e per un lungo periodo
della loro vita, e il problema delle risorse, insomma. Fare un incontro a scuola
significa un investimento rilevante come quantità di tempo e anche come difficoltà
a organizzarla. Quindi noi immaginiamo che accanto a quelli che sono gli impegni
sanciti dalla legge e ribaditi dagli accordi di programma, si possa aggiungere
questo elemento di scambio diretto con il supporto a distanza, pensando al Centro
di Disabilità Linguistiche e Cognitive
e, sempre per non essere generici, avendo anche individuato un esempio di possibile
collaborazione, che potrebbe essere per le scuole elementari, la valutazione
a distanza delle difficoltà di lettura e scrittura e per le scuole medie la
valutazione a distanza della comprensione del testo scritto. In entrambe i casi,
ovviamente non è solo un valutare il problema, ma un individuare possibili strategie
e strumenti per facilitare gli apprendimenti, e il tema degli apprendimenti
è dal punto di vista epidemiologico estremamente rilevante, tocca circa il 20%
dei bambini, ragazzini nelle scuole. Per l'altra struttura, il Centro Ausili
Tecnologici potrebbe offrire alle scuole il supporto tecnico per il reperimento
e l’installazione degli ausili, a sostegno soprattutto dei processi di apprendimento,
ma anche delle autonomie, il supporto metodologico e il monitoraggio dell'utilizzo
degli ausili, perché gli ausili non possono essere solo prescritti, ma devono
essere accompagnati nell'uso avendo la pazienza di personalizzare le soluzioni
e di trovare, con una modalità più artigianale, che è standardizzata, il modo
di superare i problemi. Le risorse umane potrebbero non essere troppe quelle
che servono per attivare questo processo, utilizzando sia quelle già esistenti
al Centro Ausili Tecnologici, gli educatori. Spesso è un problema di utilizzare
meglio quello che già c'è, aggiungendo quel poco, a volte anche non troppo poco,
che serve. Siccome avevamo il desiderio e la fiducia di realizzarlo nel 2004,
abbiamo fatto una ricognizione di fattibilità e quindi abbiamo lavorato con
le scuole che già aderiscono e sono partner di questa collaborazione dei laboratori
in rete, una ricognizione di cosa c'è già e cosa mancherebbe per realizzare
questo collegamento, trovando, a seconda dei punti di vista, ottimismo o pessimismo.
Ottimismo perché c’era, comunque, più di quanto noi pensassimo. Pessimismo perché
a volte quello che manca è poco, e pur questo poco non viene fatto impedendo
la chiusura del circuito. Dunque ci sono delle esigenze di fondo che è quella
della condivisione degli strumenti informatici adeguati e di infrastrutture
di rete in grado di trasferire in modo protetto, come già è stato detto, i dati
prodotti e poi, più specificamente, l’esigenza di una video assistenza, in relazione
agli obiettivi di cui parlavamo prima, di una gestione pc da remoto e della
condivisione delle risorse. Il collegamento, dal punto di vista della infrastruttura
tecnologica, è un collegamento via cavo completato però, per evitare la rigidità
di avere soltanto una stanza attrezzata nella scuola, da un collegamento senza
fili che può rendere molto versatile, insomma, l'uso dello strumento in tutto
lo spazio della scuola. E’ chiaro che quando si fa un'indagine di fattibilità
si individuano anche i punti critici. Ci sono, non sono insuperabili, perché
torno a dire, questo è già un contesto di collaborazione di una rete istituzionale,
e questo è già un grande vantaggio, perché noi abbiamo impiegato più tempo a
costruire la collaborazione istituzionale per realizzare le cose, e credo che
sia normale che sia così, dunque poter accedere ad un impianto collaborativo
che già esiste, è già una grande risorsa. Poi, ma questo insomma solo un secondo
solo, abbiamo bisogno anche sempre di sogni parzialmente realizzabili, insomma i confini tra la realtà, la fattibilità e il
sogno. Progetto auspicabile, quindi, il
terzo tipo di progetto è: le nuove tecnologiche al servizio del progetto di
vita per le persone disabili. Questa è un'altra questione sulla quale ovviamente
non entro. Certo bisogna ribadire che un’Unità Operativa di Neuropsichiatria
Infantile non può avere soltanto competenze delle specialistiche, deve avere
una capacità di lettura complessiva dei bisogni della persona, quindi non può
utilizzare come unico strumento la diagnosi clinica, deve utilizzare la diagnosi
di valutazione funzionale, non inventiamo nulla, è qualcosa che l'OMS ci chiede
di fare, e questo implica il passaggio da un linguaggio di nicchia specialistico
ad un linguaggio condivisibile dagli attori del processo d'integrazione. Ogni
intervento che noi proponiamo dovrebbe inserirsi in modo armonioso e in modo
rispettoso nella vita del ragazzo, del bambino. Questo per un problema di rispetto
della persona, ma anche di non spreco delle risorse e le nuove tecnologie
potrebbero favorire la creazione di un gruppo di lavoro realmente centrato sulla
persona, e a questo punto capace, grazie alle nuove tecnologie, di superare
i luoghi diversi nei quali gli operatori si trovano e anche l'appartenenza,
mi verrebbe da dire, a istituzioni diverse con un centraggio sul progetto della
persona.
Tullio Maccarrone - grazie al dottor Marostica. Credo
che si connette perfettamente alle cose dette dall'assessore Barigazzi. C’è
molto da fare, ma molto è stato fatto. Anche segnalare il ruolo importante della
scuola dipende dal fatto che sappiamo che tutte le persone disabili passano,
per fortuna almeno al momento e speriamo che sia così anche in futuro, dalla
scuola pubblica e quindi nella logica della integrazione, dall'accesso ai saperi.
Quindi progetti che, come dire, rimettono al centro il concetto delle pari opportunità,
grazie anche, come abbiamo visto, a un intelligente uso delle politiche, delle
risorse, delle interazioni tra i vari soggetti e a supporto, possiamo dire come
di qualsiasi altro strumento, della tecnologia. A questo punto io chiedo a Luigi
Mazza che rappresenta la Regione, l'Assessorato ai Servizi Sociali, oggi abbiamo
sacrificato un po’ gli ultimi due relatori, Luigi e Francesco e di questo chiedo
scusa, ma purtroppo i tempi sono quelli che sono. Quindi andiamo avanti tenendo
in considerazione che il servizio di LIS e stenotipia dovrà osservare una pausa
prima della ripresa di altri eventi a partire dalle 14.30. Grazie
Luigi Mazza - buongiorno a tutti
cercherò di fare alcune brevi considerazioni, considerata l’ora, su quelli che
sono i bisogni ma soprattutto su quelle che potranno essere le prospettive visto
che gli interventi che sono stati realizzati nella nostra Regione sono stati
più volte ricordati questa mattina. Noi sappiamo da ricerche internazionali
che la propensione all'utilizzo delle nuove tecnologie da parte di tutte persone
dipende dai vari fattori, fattori tra i quali possiamo ricordare
l'età, il livello di istruzione, il livello di reddito e anche le stesse
condizioni di salute. Quindi è abbastanza intuitivo e ragionevole pensare che
c'è una quota consistente di persone all'interno della nostra società che rischia
di rimanere esclusa da questo processo di diffusione della tecnologia. Il professore
Ardigò ricordava in particolare il caso delle persone anziane e disabili, quindi
opportunamente questa edizione di HANDImatica si concentra su quello che è stato
definito il “divario digitale o tecnologico” come rischio interno anche alla
società regionale, alla comunità regionale. E’ quindi è stato evidenziato da
molti che occorre dare una direzione sociale al processo di diffusione delle
nuove tecnologie, partendo, come ricordava anche il professore Ardigò, dalle
condizioni e soprattutto dal punto di vista di chi le usa, quindi cercando di
mettersi dal punto di vista di chi le usa. La Regione questo obiettivo se lo
è già posto, è in agenda, anche se molte cose rimangono ancora da fare, molti
obiettivi rimangono da raggiungere. In particolare tra i principi ispiratori
del piano telematico c'è un richiamo al ruolo della tecnologia vista non soltanto
come fattore di sviluppo economico, ma anche come fattore di sviluppo sociale.
E quindi c'è un richiamo esplicito anche all'interno del nostro piano telematico
all'obiettivo di ridurre le cause del divario digitale. Questo obiettivo è un
obiettivo che stiamo perseguendo anche come Assessorato alle Politiche Sociali
ed in particolare, guardando quelli che sono gli obiettivi fondamentali che
sono all'interno della nostra Legge 2 sul sistema integrato di intervento sui
servizi sociali, sicuramente un obiettivo fondamentale è quello di favorire
la vita autonoma, la vita indipendente delle persone in situazione di non autosufficienza,
quindi anziani e disabili. In particolare favorendo la permanenza della persona
anziana e disabile all'interno del proprio nucleo familiare di origine, all’interno
della propria abitazione e quindi sostanzialmente l'obiettivo che era richiamato
anche nel piano nazionale sulle politiche sociali, di favorire la domiciliarità.
Su questo settore noi come Regione, domani ci sarà un convegno proprio su questo
tema, stiamo sviluppando un progetto che abbiamo chiamato "la casa amica"
che, sostanzialmente, cerca di portare le tecnologie
avanzate, l'informatica, all'interno delle abitazioni per
favorire, appunto, l'adattamento dell'ambiente domestico. Abbiamo linee
di contributi che favoriscono l'acquisto di nuove tecnologie e in questo senso
è un dato positivo pensare che circa il 60% di coloro che hanno chiesto contributi
lo ha chiesto chiedendo beni tecnologici. Sono ancora beni tecnologici di uso,
se possiamo dire, comune quindi il PC. Però il PC, nelle famiglie che abitano
in Regione e ospitano persone in situazione di handicap grave, sta diventando
una presenza costante non solo grazie ai contributi della Regione, ma anche
alle agevolazioni che opportunamente, dal punto di vista
fiscale, esistono. Quindi c’è un sostegno anche economico alla diffusione
delle tecnologie. Esistono comunque anche altri servizi in quanto le barriere
d'accesso riguardano appunto le competenze che i soggetti dovrebbero avere e
che purtroppo gli anziani e i disabili non sempre hanno, e quindi c'è tutta
una rete di centri, tra cui il Centro Regionale Ausili che si inserisce appunto
nel contesto più ampio del progetto di Corte Roncati, c'è un altro centro che
è stato promosso dalla Regione in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia
sul superamento delle barriere architettoniche, stiamo costruendo anche una
rete di centri provinciali per l'adattamento dell'ambiente domestico grazie
anche alla collaborazione dei comuni e delle amministrazioni provinciali. Il
tema dell'utilizzo delle nuove tecnologie è anche inserito non solo nel piano
telematico, ma anche nel piano di azioni che la regione ha formulato per rispondere
ai bisogni della popolazione anziana: la Regione, la giunta regionale ha approvato
questo documento che si pone l'interrogativo di come favorire l'integrazione
e la partecipazione attiva dell'anziano nei vari ambiti della vita sociale,
e un capitolo del piano è dedicato anche all'utilizzo delle tecnologie informatiche.
E, in questo senso, alcune esperienze sono state realizzate sul versante della
telefonia sociale, utilizzando finanziamenti ministeriali che purtroppo, come
diceva anche il professore Ardigò, non sempre sono sufficienti a far fronte
ai bisogni. Quindi sostanzialmente il contesto in cui la Regione, ma soprattutto
gli enti locali, si trovano a lavorare, è quello di una dinamica demografica
che amplifica sempre di più i bisogni non solo alle persone anziane, ma pensiamo
anche all'incidenza delle cosiddette disabilità acquisite. Quindi persone che
in piena età lavorativa, in età giovane, si trovano in situazioni di grave non
autosufficienza. E sono proprio questi i segmenti di bisogno su cui proprio
sarebbe più interessante utilizzare le nuove tecnologie. Quindi dinamica demografica,
incidenza di nuove patologie, però contrazione delle risorse disponibili. In
questo contesto le tecnologie hanno una doppia valenza: sono un fattore di coesione
sociale e di inclusione sociale, ma sono anche di efficienza del sistema. Giustamente
veniva descritto questo progetto provinciale che si propone di favorire una
organizzazione della domiciliarità che utilizzi le nuove tecnologie per integrare
il lavoro di cura tradizionale, e questo è un fattore che aumenta la qualità,
ma aumenta anche l'efficienza dei servizi. Quindi quali potranno essere in futuro
le prospettive per lavorare ancora su questo versante? L'Emilia-Romagna da tempo
si è proposta come un laboratorio per sperimentare le nuove tecnologie, nel
settore del rapporto tra il cittadino e la pubblica amministrazione, ma anche
nel settore delle politiche per l'inclusione delle persone con disabilità. HANDImatica
ne è una dimostrazione. L'ASPHI non è l'unica realtà di privato sociale che
lavora su questo versante. Quindi ci sono molte opportunità dal punto di vista
di lavorare anche nel futuro. Il piano telematico, abbiamo visto che in questa
prima fase si è concentrato, soprattutto, sulle infrastrutture tecnologiche.
Esistono comunque già progetti intervenuti nell'area dei servizi sociali, socio–sanitari,
della salute. Io penso che in futuro ulteriori progetti potranno essere inseriti
e riguardare particolarmente le condizioni di vita delle persone in situazione
di svantaggio sociale. Da questo punto di vista sarà compito di chi lavora in
questo settore, da parte degli operatori del settore dei servizi socio-sanitari,
inventare e immaginare quali potranno essere le applicazioni delle nuove tecnologie
anche del nostro settore di intervento. grazie.
Tullio Maccarrone - grazie, Luigi, anche per gli stimoli rispetto alla progettualità e all'innovazione
che ci fa la Regione e l'Assessorato. Speriamo, insieme a tanti, di essere in
grado di cogliere diciamo, le opportunità di partecipare anche allo sviluppo
delle politiche e dei servizi a livello regionale. Chiude Francesco Levantini,
credo una figura storica della fondazione ASPHI, grande esperto di uso di nuove
tecnologie, le usa completamente e tutto il giorno. Dicci un po' cosa ne pensi
di quello che abbiamo detto e qual è il tuo punto di vista.
Francesco Levantini – Capisco
il ruolo, perché mi ha messo a quest’ora perché sono un relatore non vedente,
quindi so che l’aula è completamente vuota, il relatore non se ne accorge. Comunque
se ve ne siete andati via tutti ditemelo. Che dire? Guardate, quando il futuro
ti piomba addosso, il mio ruolo è quello del consulente della tecnologia, è
un ruolo un po' particolare nel mondo della politica. Voi sapete in politica
c'è il progettista, c'è il politico: il progettista ha bisogno del politico
perché ha bisogno delle risorse per costruire il progetto; il politico poi invece
ha bisogno del progettista perché ha bisogno di dare concretezza, ha bisogno
di idee e di dare concretezza alle idee. E in mezzo a questa figura c'è la figura
del consulente. Il consulente tecnologico nel mondo della politica non è molto
diverso da quello che è l'accompagnatore nel mondo. Voi pensate anche in situazioni
come queste di fronte all'uomo politico c'è sempre una persona che lo affianca,
e gli evita situazioni imbarazzanti.
Appena si avvicina un personaggio importante gli dice: “è l’ambasciatore tal
dei tali, laureato in ingegneria, due figli: la ragazza è alle medie, lo studente
al liceo si è rotto la gamba sciando l’altro giorno, attento è separato dalla
moglie”. Così il politico sa benissimo che non farà domande sulla moglie, si
avvicina e: Ingegnere come sta il figlio? Ecco esiste un ruolo di questo tipo anche dal
punto di vista della tecnologia.
Mi hanno detto di abbassare la velocità per gli interpreti.
E quale è il ruolo del consulente tecnologico? E’ proprio quello
di evitare al politico di prendere queste piccole gaffe nei confronti della
tecnologia. E’ il mio ruolo e io lo faccio cogliendo un pochettino le situazioni,
i bisogni. Che cosa ho capito? Quale è la cosa che mi ha sorpreso di più come
esperto di tecnologia in questa chiacchierata di questa mattina? La cosa che
mi ha colpito di più anche girando per gli stand, in questo inizio, anche girando
negli uffici, è una sensazione che sto vivendo da un pochettino di tempo a questa
parte. E’ che mi sono accorto, che sta succedendo, che si sta innescando proprio
uno di quei meccanismi in cui hai la sensazione che qualcosa di grosso sta succedendo
e in questo qualcosa di grosso se non stai attento potresti esserne fuori. Cos'è
questo qualcosa di grosso di cui ho sentito parlare? Ho sentito delle parole:
ho sentito Wireless, ho sentito digitale terrestre, ho sentito tanti altri elementi
che possono impressionarmi, certo, ma quello che direi all'orecchio del politico
come consulente tecnologico è: attento, attenzione, sta cambiando il modo di
comportarmi. Fino a ieri io ero circondato da persone che tiravano fuori il
cellulare e telefonavano, parlando. Accipicchia, ieri, stamattina, oggi, mi
rendo sempre più conto che ci sono persone che tirano fuori il cellulare e lo
guardano. Come, lo guardano? il cellulare serve per telefonare? No, no. La telefonata
è importante, è uno strumento, è un canale, ma è un canale come si dice, sincrono.
Richiede che due persone si sincronizzino, si coordino: io chiamo, il telefono
squilla, dall’altra parte risponde: siamo impegnati in due. Questo è il telefono.
Una tecnologia che ha rivoluzionato il modo di muoversi, di lavorare, il modo
di vivere. Ecco sta succedendo qualcosa di ancora più importante. Questo qualcosa
di ancora più importante è che il telefono, la voce che diventa invece asincrona.
Il messaggio che crea una coda e soprattutto la capacità di potere utilizzare
questa informazione per organizzare momenti successivi del mio lavoro. Questo
è oggi l'elemento importante. E guardate che dietro questo elemento, dietro
questa tecnologia, non c'è solo la ricerca, la conquista di determinati elementi
di cultura scientifica. Ci sono proprio i modelli organizzativi. Cosa vuole
dire: guardare il cellulare? Significa che il cellulare sta diventando sempre
di più una protesi verso la gestione della complessità che ci circonda. E’ un'agenda,
ma non è solo un'agenda, è veramente lo strumento con cui oggi, io, disabile,
personalmente è l'unico strumento che ho per governare il mio videoregistratore.
Non esistono telecomandi accessibili. Il “design for all” i disabili se lo stanno
facendo da solo, prendendo il cellulare, installando sul proprio cellulare un
software che simula le generazioni di segnali infrarossi e programmarsi il videoregistratore
in modo accessibile, e lo faccio con la voce perché sono cieco, invece un disabile
motorio lo fa trasferendo l’impossibilità di usare i tastini del telecomando,
nella tastiera del personal computer. Questo grazie a questa infrastruttura
nuova che sta nascendo intorno al mobile. Ecco quello che mi è piaciuto oggi
è che questa infrastruttura mi fa pensare veramente al “design for all” per
eccellenza, perché quando sentite parlare di “design for all”, molto spesso
ho sentito equivocare da questo punto di vista. Oggi no, oggi mi è piaciuto
sia nella relazione di questa mattina, nella prima relazione, che nel momento
di studio, invece, che ci ha coinvolto direttamente. L'idea di un mobile fatto
per rispondere alle esigenze vere. Quando qualcuno pensa. Non so, l'idea di
pensare una lavatrice accessibile a tutti: cosa vuole dire, una lavatrice accessibile
a tutti? Farla con i bottoni in rilievo? a cosa servono i bottoni in rilievo
a una persona che ha una disabilità di tipo motoria, che fa fatica a schiacciare
il bottone. No, il design for all non è chiedere a produttore della lavatrice
la presunzione di apparecchiare un elettrodomestico che vada bene tanto per
il sordo quanto per l'anziano. No, non c’e la farai mai. Nel costruire la tua
lavatrice pensa al tuo utente tipico. Il tuo utente tipico è la casalinga di
45 anni che ama la cultura zen, va bene tutto questo. Pensa al design per quel
tipo, perché sono quelli che poi ti finanzieranno il prodotto. L'unica cosa
che ti chiediamo è di aprire dietro a questa lavatrice, via bluetute, infrared,
una porta in cui io arrivo, io cieco, arrivo con il mio telefonino. Il disabile
motorio arriva con il suo personal computer, con l'interfaccia che vuole. Questo
è oggi l'elemento importante. Vedete nel mio lavoro di consulenza io ho capito
una cosa importante, soprattutto quando la consulenza la faccio nei confronti
della politica. Ho capito che io non devo presentare la tecnologia, la tecnologia
non è mai un problema, o c'è o non esiste il problema per il politico. Il nostro
lavoro, invece, è un altro: è proprio quello di cercare di fare capire che determinati
elementi hanno bisogno della politica, perché certe risposte sono in politica,
per risolvere problemi immediati. il design for all, dietro il digitale terrestre,
dietro il wireless, dietro le tecnologie, dietro il bluetute, dietro l’infrared,
c’è una cosa nuova, un'idea veramente già fatta, già pronta, che ha solo bisogno
di standard, che ha solo bisogno di studio, e che è quella piccola cosettina
che è nell'aria ma che è l'unica cosa che questa mattina ancora non ho sentito.
ma vi posso garantire che, da tecnico, è un grande passo avanti. Siamo fuori di cinque minuti, che cosa facciamo?
Tullio Maccarrone - grazie,
Francesco. Chiudiamo ringraziando tutti coloro che oggi hanno partecipato, che
si sono sottoposti a questo convegno in maniera molto complessa, probabilmente
con la fondazione ASPHI dovremo anche rivedere la possibilità di creare un altro
momento, magari più strutturato, magari in un contesto di un certo tipo , forse
più operativo, per dare anche grande dignità e rilievo alle cose dette oggi.
Mi sembra che abbiamo molto da lavorare però è anche vero che operiamo in un
contesto per fortuna che è fecondo. Per cui con questo augurio ci lasciamo,
sperando di incontrarci invitando chi è rimasto a fare la pausa e approfittare
degli altri eventi. Grazie ancora e arrivederci.