Lucio Stanca ministro

grazie Presidente. Mi fa piacere essere qui perché prevedevo di non farcela: questa mattina era programmato un consiglio dei ministri e quindi, con rammarico, pensavo di non poter ritornare all'apertura di questa importante manifestazione, con sincero rammarico. E poi invece il consiglio dei ministri è stato spostato a domani sera e quindi ho cambiato i programmi e sono qui. Non vi dico che ho spostato il consiglio dei ministri per essere qui, perché non è vero, i problemi sono ben altri su cui si sta lavorando, però questa combinazione mi consente oggi di essere qui, di portare il mio saluto e di esprimere tutto il mio apprezzamento certamente a questa manifestazione così importante. HANDImatica è un momento di riflessione, di confronto, di valutazione, e anche di conoscenza, di promozione. Apprezzamento anche alla Fondazione ASPHI e qui mi fa piacere esprimere ancora una volta davvero un ringraziamento a Carlo Orlandini che è da moltissimi anni, con impegno di grande - direi - etica, un impegno di profondità morale, spende buona parte del suo tempo in questo campo per promuovere questo rapporto tra tecnologie moderne e chi ha delle disabilità, per aiutare queste persone attraverso le tecnologie ad una vita migliore. Un ringraziamento quindi e se siete d'accordo con me facciamo un applauso a Carlo Orlandini.

Perché è inutile fare un'osservazione molto ovvia, ma molto fondamentale. Le tecnologie sono importanti, tante cose sono importanti, ma alla fine la cosa più importante è la persona, è la qualità dei valori che una persona può esprimere e può praticare con l'esempio. Questo è un incontro in cui si parla di tecnologie. Oggi in Italia si parla di innovazione tecnologica, avete visto attraverso questa brevissima, ma interessantissima presentazione del professore Dècina, non solo amico, ma uno dei maggiori conoscitori in Italia di questo campo, avete visto brevissimamente lo straordinario progresso che queste tecnologie hanno fatto ma soprattutto faranno. Credo che non c'è immaginazione umana per comprendere, non fra 50 anni, ma fra 10 anni. Perché guardate noi sappiamo fra10 anni quali saranno le tecnologie. Quello che non riusciamo a comprendere sono le implicazioni di queste tecnologie, è il cambiamento, le opportunità che queste tecnologie ci daranno sempre più in futuro. Quindi la riflessione che dobbiamo fare come “sistema paese“ è importante sul ruolo dell'innovazione tecnologica, delle moderne tecnologie, per lo sviluppo del nostro paese. Ma qui voglio sottolineare che non è una riflessione solo sul valore economico di queste tecnologie, che rimangono essenziali per la crescita, la prosperità di un paese moderno, ma proprio perché queste tecnologie, come il professore Dècina ci ha fatto intuire, entrano sempre più non solo nelle fabbriche e negli uffici, ma nella vita quotidiana di tutti quanti noi, nelle nostre case. Ecco che allora la dimensione sociale di queste tecnologie aumenta ogni giorno di più. Quindi è importante che questa dimensione sociale, queste tecnologie contribuiscono a un miglioramento della qualità della vita, a una maggiore coesione, a una maggiore partecipazione, ma soprattutto a una maggiore inclusione. E’ questo proprio il tema di questo incontro: consentire a persone che hanno dei problemi, che hanno delle disabilità, attraverso l'uso di queste tecnologie, di questo potenziale che abbiamo davanti a noi, di poter pienamente partecipare a una vita la più normale possibile; che possano quindi queste persone lavorare, studiare, informarsi, divertirsi, comunicare. Questo è importante, è importantissimo. E questa è la dimensione che sempre più viene esaltata dalle potenzialità di queste tecnologie. E non è solo una possibilità delle tecnologie, proprio perché il ruolo di queste tecnologie pervade la nostra vita noi dobbiamo renderci conto che stanno emergendo dei nuovi diritti proprio perché queste tecnologie sono fondamentali, condizionanti nella nostra crescita sociale, nella nostra crescita umana, nella nostra partecipazione, nella nostra possibilità di dare contributo, la vita economica, sociale, civile del paese, allora dobbiamo anche garantire dei diritti, dei nuovi diritti, diritti per esempio all'accesso a queste tecnologie da parte di tutti, diritto a usufruire di queste tecnologie, a essere preparati per utilizzare queste tecnologie. Questa è la sfida che abbiamo. Non è una sfida solo tecnologica, la tecnologia andrà avanti. E’ grazie all'uomo che andrà avanti. Sta a noi interpretarla e sta a noi valorizzarla anche attraverso la definizione delle regole fondamentali del nostro vivere comune che è alla base di tutto, che sono i nostri diritti e i nostri doveri. Ecco perché come dovere all'inizio della mia responsabilità di governo ho definito che l'impegno della politica del governo in questo campo, in questa dimensione economica e sociale del ruolo dell'innovazione tecnologica, questa società basata sulle tecnologie deve essere una società per tutti, aperta a tutti. E di qui l'impegno mio, ma non solo mio, dei miei collaboratori, di tutti quanti e non solo del mio dipartimento, ma direi di tutto il governo, perché c'è stato uno sforzo che non poteva che essere corale, che attraversava parecchie amministrazioni, non solo a livello centrale, ma anche, devo riconoscere, a livello regionale, provinciale e comunale. Abbiamo avuto una grandissima collaborazione e abbiamo fatto parecchie tappe. Mi ricordo all'inizio dell'emissione di alcune circolari e una direttiva che obbligava le pubbliche amministrazioni centrali ad attrezzarsi tecnologicamente per garantire l'accesso. Poi abbiamo costituito questa commissione interministeriale di 7 ministeri che partecipano, che è un momento permanente, innanzitutto, e che è un momento non solo di dialogo con le amministrazioni, ma soprattutto con la società civile, con le associazioni, cioè un momento importante di conoscenza. Abbiamo scoperto qualche anno fa, quando abbiamo presentato il nostro "Libro Bianco", il primo tentativo in Italia fatto solo nel 2003, di avere una rappresentazione di questa situazione, cioè di raccogliere le informazioni, di cominciare ad avere un punto di riferimento nel sistema paese per accedere a tutti gli strumenti, le opportunità, le leggi, i provvedimenti, le iniziative nel campo della disabilità e delle tecnologie digitali e informatiche. Questa commissione è stata fondamentale anche per la formulazione della legge che abbiamo approvato all’inizio e alla fine dello scorso anno, all'unanimità, nel parlamento italiano. Questa legge che ora sta per essere completamente attuata anche con il completamento dell'iter del regolamento, quindi ci ha portato, è stata indicata dall'OCSE e devo dirlo con piacere perché è stato uno sforzo non solo del governo, ma di tutte le persone che operano in questo campo, all'interno delle istituzioni ma anche nella società civile, è stata indicata dall'OCSE come il migliore esempio a livello mondiale dell'intervento delle istituzioni a sostegno della disabilità attraverso l'uso di queste tecnologie. Ecco, noi non ci vogliamo assolutamente fermare, sappiamo che dobbiamo fare ancora molto per il futuro. Innanzitutto devo dare atto che questa commissione, al di là dei vari progetti lanciati e delle varie iniziative, pubblica anche dei rapporti fondamentali. Il presidente, professore Ridolfi, di cui ho avuto la fortuna di avere la sua preziosa collaborazione perché è un grande conoscitore di questi temi, ma non solo conoscitore, è impegnato da molti anni, presiede questa commissione permanente che produce una documentazione estremamente interessante. Questo è l’ultimo rapporto, è il terzo di quest’anno proprio per fare il punto della situazione, raccogliere le informazioni, divulgarle, imparare, se c'è da imparare, anche da esperienze all'esterno del nostro paese. Insomma è un momento importante per l'elaborazione poi delle politiche. Le politiche si devono fare anche in base alla cognizione, alla conoscenza, al dibattito dei problemi. Quindi quest'opera della commissione che continuerà sarà il motore per cui potremo ancora intervenire anche in futuro. Intanto siamo intervenuti di nuovo su questo argomento delle tecnologie, della disabilità, di garantire il diritto d'accesso soprattutto da parte della pubblica amministrazione che deve essere di esempio non solo negli aspetti della sua burocrazia, ma esempio per quanto riguarda la scuola, la sanità o altre espressioni della pubblica amministrazione. Nel codice dell'amministrazione digitale che il consiglio dei ministri ha approvato, nello schema di decreto legislativo che ora ha incominciato il suo percorso di approvazione, è previsto un articolo, l'articolo 56, che di nuovo ritorna su questo aspetto: tutte le pubbliche amministrazioni devono attrezzarsi e adeguarsi per consentire il miglior e più facile accesso attraverso l'utilizzo di queste tecnologie alle persone che attraverso queste tecnologie possono superare questa barriera, queste barriere in questo caso digitali. Proprio perché questa tecnologia noi non dobbiamo essere a servizio della tecnologia, è sbagliato. Questa impressione falsa, che ancora c'è, è anche dovuta al fatto che all'inizio, la prima ora, il primo giorno probabilmente abbiamo l'idea di essere noi al servizio della tecnologia, perché non la conosciamo, ma quando abbiamo appreso che queste tecnologie possono essere apprese nel giro di giorni, di ore, questi sono strumenti che sono solo al servizio dell'uomo. Questo è importante testimoniarlo in tutte le manifestazioni della vita civile, cominciando dalla pubblica amministrazione. Il Centro Nazionale Informatico della Pubblica Amministrazione, per esempio, oltre a questo coordinamento della commissione, oltre al supporto per quanto riguarda le politiche, le iniziative, per esempio sta anche operando per l'alfabetizzazione informatica di dipendenti pubblici non vedenti e ora c'è anche un esperimento sui non udenti. Cioè non solo fare delle norme o delle iniziative di supporto, ma anche poi agire in campo pratico proprio per quanto riguarda un aiuto concreto e un intervento concreto. Dicevo che noi non abbiamo la valutazione, il pensiero che abbiamo fatto tutto, per carità. Anche se sicuramente il nostro paese su questo tema è all'avanguardia, io sento la responsabilità, condivisa nelle istituzioni, ripeto, del governo centrale, ma anche delle istituzioni regionali e locali, che dobbiamo e possiamo fare di più. Dobbiamo perché è un impegno, è un'esigenza, è un dovere, ma anche possiamo fare di più, perché non solo queste tecnologie possono ogni giorno darci delle maggiori opportunità, ma perché proprio dai risultati che abbiamo avuto, dai primi risultati, dal percorso che abbiamo fatto, ci ha dato fiducia e convinzione che possiamo fare di più, lavorando insieme, aprendoci sempre a un confronto, anche critico con tutti i partecipanti, inclusi anche - qui voglio sottolineare - non solo le varie associazioni, le varie istituzioni, ma anche l'industria privata che non solo deve fornire le tecnologie, ma abbiamo esempi importantissimi che può dare un contributo forte di collaborazione e di sperimentazione. Quindi è uno sforzo che dobbiamo fare tutti insieme, dobbiamo e possiamo farlo, possiamo quindi dare un maggior valore, non solo economico, ma soprattutto, in questo caso, sociale all'uso di queste tecnologie che stanno cambiando la vita di tutti quanti noi. Grazie dell'attenzione e ora andiamo a visitare questa bellissima mostra.